Ha “sbancato” l’Auditel con Ultimo, La Uno bianca e Paolo Borsellino, sta mietendo successi con Ris. Delitti imperfetti ed è pronto a fare fuochi d’artificio con Karol. Storia di un uomo che è diventato Papa. Pietro Valsecchi, “papà” del Distretto di polizia più famoso d’Italia, è il re Mida della fiction italiana con la sua “Taodue Film”.
“Non esiste una formula – spiega – L’elemento principale è l’emozione. Un film, per il cinema o per la tv, deve essere per una parte ansiogeno e per l’altra rassicurante. Se è solo rassicurante il film diventa noioso, se è troppo ansiogeno diventa difficile da fruire”.
L’uso dell’attualità, che accomuna le sue produzioni, quanto contribuisce al successo?
Non faccio uso di storie accadute per sensazionalismo. Da Ultimo fino ai Carabinieri del Reparto di Investigazione Scientifica, passando per Il sequestro Soffiantini, Uno bianca e Paolo Borsellino, ho raccontato storie di uomini realmente vissuti, diventati eroi loro malgrado. Il pubblico vuole conoscere la loro storia pubblica e privata. Così per Karol. Storia di un uomo che è diventato Papa. Raccontiamo la storia di un ragazzo, il suo percorso personale e ciò che l’ha portato a diventare Papa. Per la prossima primavera sarà pronto. Intanto stiamo già lavorando al seguito, al periodo del papato vero e proprio.
Produce non solo storie di uomini illustri, ma anche fiction di impegno civile.
Stiamo preparando una fiction sulle nuove Brigate rosse: il delitto D’Antona, la morte di Biagi, la sparatoria nel treno e l’arresto della Lioce. Lo spettatore sente il bisogno di capire la contemporaneità e allo stesso tempo emozionarsi. Non realizziamo film a tesi, cerchiamo di mostrare i fatti.
Non sente il rischio che ci sia troppo poco spazio temporale tra l’accaduto e il racconto? Non pensa che le persone coinvolte possano forse sentirsi strumentalizzate e ferite?
C’è il problema che le famiglie delle vittime attraverso le nostre fiction rivivano la loro dolorosa vicenda. Ma quando ci avviciniamo troppo alla realtà ecco che entra in scena la finzione. Cerchiamo di traslare la loro storia in un altro luogo, in un altro tempo. Ora sto scrivendo una fiction sui soldati italiani morti a Nassirya. Chi erano questi ragazzi, cosa li ha spinti ad arruolarsi e andare in zone di guerra? Racconto l’esperienza umana e lascio sullo sfondo l’evento di cronaca.
Nessuna donna, a parte i commissari delle 5 serie di Distretto di Polizia, protagonista delle sue fiction?
Stiamo preparando una miniserie sulla principessa Grace di Monaco. Un personaggio fantastico, innanzitutto una donna, poi un’attrice e infine una principessa, l’ultima vera diva del secolo scorso. Ma noi non ci interessiamo solo alla cronaca, anche allo spettacolo. Alla Taodue è in preparazione anche una fiction su Lucio Battisti.
Perché sceglie solo Canale 5 per le sue fiction?
Con il mio editore, Piersilvio Berlusconi, c’è un rapporto di fiducia: ho totale libertà di espressione.
Vuole dire che alla Rai non c’è libertà?
No, ma alla Rai gli interlocutori cambiano continuamente. A Mediaset possono anche cambiare i vari responsabili del settore ma l’editore rimane sempre lo stesso.
Come produttore ha iniziato con il cinema, Pummarò e Un eroe borghese, ha intenzione di tornare di nuovo al grande schermo?
Ho scritto, insieme ai miei collaboratori, una storia sul caso di Porto Marghera e del petrolchimico. Vorrei farne un film, ma non ho il tempo per occuparmene.
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