CATANZARO – “E’ la mia prima volta al Magna Graecia Film Festival: da meridionalista convinto penso sia importante sostenere i festival del Sud Italia. L’impressione è che sia un Festival vivo e con un respiro internazionale, grazie alla tenacia del direttore artistico, Gianvito Casadonte”. A parlare è Pietro Marcello, Presidente di Giuria delle opere prime e seconde della manifestazione, mentre prepara il suo prossimo film, che risponderà “alla mia vocazione di archivista“.
Partendo da questa affermazione, parliamo del suo rapporto con Cinecittà.
E’ un luogo che da archivista amo particolarmente. Penso a tutto ciò che ha fatto storia in quel luogo, non tanto le grandi scenografie quanto il patrimonio dell’Archivio. Il primo ricordo è quando ho iniziato con Il passaggio della linea, girato sui treni di notte, un film messo insieme tra amici senza un budget. Non posso dimenticare la prima esperienza a Cinecittà, nei laboratori in cui si lavorava per creare la copia in pellicola, al fianco di tecnici il cui mestiere mi affascinava molto. Ricordo bene i colori, gli odori: mi si è aperto un mondo, tuttora giro in pellicola.
Tornerà a fare cinema d’archivio?
Sono già al lavoro per organizzarmi, fare film d’archivio è una mia vocazione e necessità. A me piace lavorare con l’inchiesta, ma anche con la finzione, in fondo mi piace tutto, sono un operaio del cinema: amo girare, montare, fare la fotografia del film. Ritengo bisogna imparare da soli a fare cinema, non aspettare gli altri né piangersi addosso, ma ‘fare’. Oggi che ho dei privilegi mi rendo conto di cosa significasse fare film quando ero affamato e non avevo nulla.
A Cannes ha presentato Le vele scarlatte con Louis Garrel, farà un altro film con lui?
Con Garrel oggi c’è un’amicizia, per me è fondamentale costruire una relazione amicale con gli artisti con cui lavoro. Desideriamo tornare a lavorare insieme, ormai lo conosco bene, è nata una bella collaborazione e trovo che sia anche bravo come regista.
Che effetto le fa essere dall’altra parte della ‘barricata’, come Presidente di Giuria?
Intanto non mi permetterò mai di giudicare un film migliore di altri solo perché ha ricevuto un premio. I festival esistono non per i concorsi, ma per la possibilità di diffondere il cinema. Specie se sono festival che portano il cinema tra la gente, che dopo una pandemia è un valore. Quello del giurato non è un ruolo che scelgo spesso, trovo sempre un po’ imbarazzante giudicare chi fa il mio stesso mestiere e so bene che le giurie sono roulette, conta come sopravvivono i film alla Storia.
Che cosa intende per ‘sopravvivere’?
Se un film scompare, anche se è pluripremiato, è finito. Invece il film che resiste ai festival, alle distribuzioni, e resta, lo continuano a vedere e se ne continua a parlare, è il vero vincente. La bocca del lupo ad esempio è costato pochissimo e malgrado non abbia avuto una grande distribuzione sopravvive benissimo, mi dà speranza per chi fa cinema oggi. La promozione e la distribuzione sono importanti, ma un film è sempre una questione di necessità. Se chi lo fa ce l’ha, allora i film sopravvivono. Al di là dei problemi distributivi e delle critiche più o meno negative.
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