VENEZIA – Non molti conoscono Piero Tortolina, ma il suo nome è viceversa ben noto a quella generazione che oggi ha sessant’anni e che ha formato la propria conoscenza del cinema attraverso i cineclub. Gente come Tatti Sanguineti, Carlo Mazzacurati, Sergio Grmek Germani, Adriano Aprà, Steve Della Casa, Alberto Farassino, Carlo Mazzacurati si è forgiata infatti in posti che si chiamavano Filmstudio a Roma, Movie Club a Torino, Obraz a Milano, Cinemauno a Padova. Piccole sale che facevano vedere tanti film e che si rifornivano soprattutto da Piero Tortolina, appassionato di cinema americano che aveva costruito una collezione straordinaria oggi posseduta dalla Cineteca di Bologna.
Il documentario L’uomo che amava il cinema, diretto da Marco Segato (che è stato a lungo l’assistente di Carlo Mazzacurati) e presentato alla Mostra di Venezia nell’ambito delle Giornate degli Autori, vuole proprio ricostruire l’epoca in cui il cinema non si vedeva in videocassetta e tantomeno in dvd ma nelle sale. Tortolina era una miniera di sapere e soprattutto aveva le copie. Dice Mazzacurati, che con Tortolina ha mosso i suoi primi passi nel cinema: “Amava i film americani, ce li faceva vedere, ne parlava in continuazione. Ma soprattutto era un imprenditore, riusciva a guadagnare dei soldi che subito investiva per comprare altri film”. Uno squarcio su un’epoca che non esiste più, un inno d’amore per i piccoli e fumosi cineclub che hanno cambiato il modo di andare al cinema. Come dice Enrico Ghezzi, “se è nato Fuori Orario, un po’ di merito lo si deve anche riconoscere al grande Piero. Ha formato un gusto, un modo di vedere i film. Senza di lui il mondo, e quindi il cinema, sarebbero stati diversi”.
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