In un incontro con il pubblico di Alpe Adria, Piergiorgio Gay ha presentato il suo nuovo progetto di un film tratto dal romanzo La forza del passato di Sandro Veronesi.
Alpe Adria è un festival dai confini imprevedibili che guardano a Est fino alle estreme propaggini (quest’anno Israele della migrazione russa), ma il progetto di Gay è stato pensato per essere girato proprio a Trieste, città affascinante e poco frequentata dal cinema. Così ha avuto l’appoggio della Film Commission del Friuli e – anche se c’è il top secret su alcuni punti chiave del film – il regista ne dà qualche anticipazione.
Ancora segreti i nomi dei protagonisti, ma il direttore della fotografia destinato a cogliere le misteriose atmosfere della città sarà Luca Bigazzi, produce Albachiara e tutto è pronto per iniziare le riprese a marzo, dopo quattro stesure di sceneggiatura.
Veronesi, lui stesso sceneggiatore e regista, ha consegnato a Gay il romanzo lasciandogli la massima libertà di adattamento: stavolta non ha voluto essere coinvolto nella scrittura della sceneggiatura perché La forza del passato è nato come opera letteraria.
Ecco la vicenda: uno scrittore di libri per ragazzi, un uomo che si è creato una sua stabilità, il giorno di Ferragosto, in una città deserta, viene avvicinato da un misterioso individuo che gli rivela che suo padre durante il tempo della guerra fredda faceva la spia. Lo scrittore, costretto a rivedere il rapporto con il padre, inizia un’indagine.
“La difficoltà, dice Gay, è stata adattare la seconda parte del romanzo che è una sorta di flusso di coscienza. Inoltre il romanzo si svolge a Roma, ma il regista ha trasposto l’azione a Trieste come città di confine dal cuore misterioso che ben si adatta alla storia.
Piergiorgio Gay ha già realizzato due film (Tre storie e Guarda il cielo) poco visti dal grande pubblico: questo è il suo progetto più impegnativo. A lui si deve la “scoperta” di Sandra Ceccarelli scelta per Tre storie e voluta poi da Ermanno Olmi per Il mestiere delle armi. Il rapporto complesso di Gay con Olmi, suo non tradizionale maestro di “Ipotesi cinema” è simile a quello si altri cineasti transitati per quella esperienza (Zaccaro, Archibugi, Piccioni): non discepoli né eredi. Olmi – dice Gay – mi ha insegnato che bisogna seguire la propria ispirazione.
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