Tutto è cominciato nel maggio del 2000 quando Piergiorgio Gay lesse su una rivista l’annuncio della pubblicazione del libro La forza del passato di Sandro Veronesi. Le poche righe della trama lo catturarono: “Mi sentivo sulla stessa lunghezza d’onda”.
Qualche settimana dopo i diritti del romanzo erano già opzionati. Così è nato l’omonimo film in corsa per il Leone d’oro a Venezia 59.
Protagonista è Giovanni Orzan, scrittore 40enne di libri per bambini (Sergio Rubini), a cui l’ambiguo Gianni Bogliasco (Bruno Ganz) svela i segreti delle persone a lui più care: il padre, generale dell’esercito morto da una settimana, era una spia del KGB, la moglie (Sandra Ceccarelli) lo tradisce.
In appena tre giorni il suo mondo crolla e Giovanni si trova a ricostruire la sua vita da zero.
Prodotto da Lionello Cerri per Albachiara con il sostegno del ministero per i Beni e le Attività Culturali, La forza del passato è il terzo lungometraggio di Gay, torinese classe 1959, allievo di Ermanno Olmi a “Ipotesi Cinema” e suo aiuto regista in numerosi progetti televisivi, teatrali e cinematografici tra cui Lunga vita alla Signora, Leone d’Argento alla Mostra del Cinema 1988.
Come è stato il rapporto con lo scrittore Veronesi?
Ottimo. Nonostante avesse proposte da registi più importanti si è fidato di me, ma ha preferito non occuparsi della sceneggiatura perché non riusciva ad essere imparziale. Così l’ho scritta con Lara Fremder e lui ci ha sempre seguiti da vicino nelle 4 stesure. Difficile è stato l’adattamento della seconda parte del romanzo in cui il flusso degli eventi si spezza e lascia spazio ad un lungo monologo interiore. L’uso della voce fuori campo avrebbe “ucciso” lo spettatore, così abbiamo sviluppato elementi appena accennati nel libro. Abbiamo giocato con un personaggio immaginario creato da Orzan, che abbiamo chiamato Qwerty Uiop unendo le lettere della prima riga della tastiera del computer. Nel film è una sorta di alter ego dello scrittore.
Hai spostato l’ambientazione da Roma a Trieste. Perché?
E’ stato il tradimento maggiore del romanzo: Veronesi all’inizio era perplesso poi ha capito. La scelta è legata a ragioni pratiche: Orzan si muove infatt nella città deserta dei giorni di Ferragosto. Una situazione che a Roma si trova solo per pochi giorni, mentre la lavorazione del film, iniziata a marzo 2002, ha richiesto 7 settimane. Poi Trieste è un luogo di frontiera dalle atmosfere un po’ misteriose, adatto ad accogliere una storia dalle sfumature oscure.
Il direttore della fotografia è Luca Bigazzi. Come ha illuminato Trieste?
Per La forza del passato ha superato la sua tendenza alla sottoesposizione e ha creato una fotografia molto luminosa. La grandezza di Luca sta nella capacità di adattare il suo stile al film.
Perché hai scelto Sergio Rubini come protagonista?
Ho pensato a lui fin dall’inizio. Siamo abituati a vederlo in ruoli un po’ sopra le righe, ai limiti della nevrosi. Ma Sergio ha anche un lato tenero, infantile, fragile che si adatta perfettamente alle caratteristiche di Orzan. Un uomo che a 40 anni capisce che è possibile passare molti anni insieme a persone care, senza mai arrivare a conoscerle davvero. Nella storia c’è una sottile ambiguità: non si capisce se il personaggio di Ganz sia un cialtrone o dica la verità. Comunque le sue rivelazioni sono stimoli per Orzan. Ne è al tempo stesso affascinato e incredulo, tanto da intraprendere la ricerca della sua identità e di quella dei suoi cari.
Sei il regista che ha scoperto Sandra Ceccarelli con il film “Tre storie”. Che ruolo interpreta in “La forza del passato”?
In realtà io e Sandra ci siamo scoperti a vicenda. E’ stato un colpo di fulmine. Il suo ruolo in La forza del passato è quasi un cameo: è la moglie di Orzan che compare all’inizio e alla fine.
Che metodo usi con i tuoi attori?
Non amo usarli come marionette. Come dicono i fratelli Taviani, “ci piace che gli attori ci stupiscano sempre”.
Che cosa pensi del programma di Venezia?
Come ha detto De Hadeln, fare un buon programma in così poco tempo è stato un miracolo. Non dico altro, altrimenti cadrei in conflitto di interessi.
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