Pier Giorgio Bellocchio: “Per mio padre mi faccio in tre”

L'attore è protagonista di Sangue del mio sangue, diretto da Marco Bellocchio: "Il nostro rapporto si è costruito sul set"


VENEZIA – Piergiorgio Bellocchio protagonista assoluto, attraverso due epoche e tre ruoli, per il padre Marco in Sangue del mio sangue. “Il mio personaggio si trasforma, da soldato di ventura che deve risolvere il problema creato dalla morte del fratello gemello sacerdote, finirà per diventare lui stesso prete e poi monsignore, passando attraverso la passione per la suora che ha messo in crisi la sua famiglia. Poi nell’oggi porta la stessa irrequietezza, l’angoscia ed il conflitto che gli brucia dentro…”. Così l’attore, che debuttò bambino, nel 1980, con Vacanze in Val Trebbia e Salto nel vuoto. “Il cinema è stato un percorso privilegiato anche per quanto riguarda il rapporto con Marco, un rapporto che si è costruito sul set, da quando sono piccolo, attraverso varie fasi. Ora abbiamo trovato un’intesa e superato il conflitto. C’è sempre stato uno strano intreccio tra emozioni reali e cinematografiche, siamo andati avanti per 20 anni. Questo film rappresenta il massimo dell’affiatamento. Non c’è più la rabbia tra noi, non c’è quel conflitto profondo che c’è sempre tra padre e figlio. Oggi sono un uomo adulto, quarantenne, con la sua famiglia, le nostre due strade autonome si intrecciano”.

“Il film – aggiunge Pier Giorgio – tratta argomenti molto privati della vita di mio padre, attraversa le epoche e arriva fino ai nostri giorni, vedendo cambiare ogni cosa intorno a noi. In Sangue del mio sangue questi intrecci e sovrapposizioni di storie familiari e di relazioni umane si consumano e sviluppano per centinaia di anni in un esempio di libertà cinematografica.” 

“Attraverso il mio personaggio – spiega ancora l’attore – entriamo nel tanti mondi del cinema legato a Marco Bellocchio, l’introspezione, l’approfondimento dei rapporti umani, dei rapporti uomo-donna, del rapporto tra questa società e la Chiesa, dell’influenza della Chiesa nelle nostre scelte, nella formazione, nella cultura delle persone di questo Paese, fino ad arrivare alla parte contemporanea del film, dove invece si affrontano con leggerezza ma anche con grande profondità e grandissimo sarcasmo tutte quelle che sono le peculiarità dell’Italia di oggi, dei personaggi che la popolano e di cui leggiamo sui giornali quotidianamente. Per cui questo film è per me la sintesi dei tanti universi e delle tante tematiche che Marco ha affrontato negli ultimi 50 anni”.

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08 Settembre 2015

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