Piccioni torna a scuola, ma senza dibattito


Non è un film politico, Il rosso e il blu di Giuseppe Piccioni. Non ha alcun intento di denuncia e non nasce per animare un qualche talk show televisivo. “Sono stufo di film giudicati in base all’argomento, penso ad esempio che il dibattito attorno a Bella addormentata abbia nuociuto al film di Bellocchio“. Per questo Piccioni ha scelto di parlare della scuola sottovoce. “Parlare delle aule sfondate avrebbe richiamato l’attenzione, ma io avevo piuttosto il desiderio di raccontare quell’incrocio di desideri e disillusioni che è l’adolescenza e che Marco Lodoli ha così ben descritto nel suo libro”.

 

Il regista di Ascoli Piceno, tornato sul set a tre anni da  Giulia non esce la sera, firma così una storia che scava nel nesso perduto tra le generazioni piuttosto che agitare le disfunzioni del sistema scolastico italiano. Il rosso e il blu è ambientato in una scuola romana non troppo di periferia e non troppo svantaggiata (è stato girato alla Manzoni di Monteverde). In parte è interpretato da veri studenti, ma in primo piano ci sono tre storie di fiction con attori famosi. Il prof Prezioso, un giovane supplente di italiano (Riccardo Scamarcio) animato dalle migliori intenzioni ma velleitario e poco accorto, cerca di salvare un’allieva fragile e precoce; una preside (Margherita Buy), donna di polso che si trincera dietro i regolamenti e rifiuta i legami troppo stretti, si trova a occuparsi di uno studente senza famiglia, Brugnoli, quasi come una madre; infine un anziano e ostentatamente cinico professore di storia dell’arte, il professor Fiorito, con propensione al suicidio (Roberto Herlitzka) ritrova inaspettatamente, in una sua ex allieva ora cresciuta, lo specchio di quel fascino che ogni insegnante esercita con iniezione di buonumore.

 

“Ho cercato di evitare gli estremi e di creare personaggi non schematici”, dice ancora il regista. Rivendicando un lavoro di astrazione specie per disegnare la figura non certo realistica del prof. Fiorito. “Non esprime solo la rabbia e lo scoramento di un insegnante a fine carriera, è un personaggio per me dickensiano. In fondo la scuola è quel grumo di memorie che ci hanno aiutato a vivere e rimettere al centro le persone che la abitano, allievi e docenti, vale più di tante lavagne multimediali”.

 

Scamarcio, che per prepararsi al ruolo ha ‘frequentato’ varie scuole insieme al regista cercando ispirazione, sintetizza: “La scuola non è molto cambiata da quando l’ho lasciata, è sempre un luogo di interazione tra adulti e adolescenti, purtroppo però non si è rimodernata, le porte scricchiolano e i muri sono scrostati. Chi ci governa non la vede come risorsa”. Aggiunge Herlitzka: “Fiorito ha in odio la passione e la voglia di rinnovare le cose che un tempo ha condiviso ma che si sono rivelate inutili o meglio controproducenti. Molti dei suoi migliori allievi hanno fatto una brutta fine”. Mentre per Scamarcio: “Prezioso è convinto di rompere le barriere e si muove tra i banchi come in un teatro. Ma il suo avvicinarsi agli studenti comporta una perdita di autorevolezza, come accade nella società massmediatica dove tutti sono capaci di fare tutto e i ruoli, come nei social network, si neutralizzano”. Spiega ancora Lodoli, che ha dato al suo romanzo un sottotitolo eloquente (Cuori ed errori nella scuola italiana): “Dentro al film agisce la dinamica tra illusione e disillusione, ma gli opposti si toccano, perché nella grande illusione si cela lo sbandamento e nella grande disillusione c’è un barlume di umanità. La giovinezza mette a soqquadro le nostre certezze”.

 

In sala con Teodora dal 21 settembre in 150 copie.

autore
17 Settembre 2012

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