PASQUALE SQUITIERI


“De Hadeln ha detto che sembrava un film televisivo. Per questo l’ha rifiutato alla Mostra di Venezia, dimostrando così la sua stupidità, dimenticandosi la lezione di Godard e di tutta la nouvelle vague”. Pasquale Squitieri, presentando a EuropaCinema di Viareggio in anteprima mondiale L’avvocato De Gregorio, di cui ha curato anche la sceneggiatura, non ha mancato di lanciare frecciatine anche a Nanni Moretti.
Con Giorgio Albertazzi nel ruolo di protagonista, il film tratta di omicidi bianchi sul lavoro e della difficoltà ad affermare la giustizia, in questo caso a Napoli. Prodotto da Cosmopoli Corporation e Rai Cinema, distribuito da O1, L’avvocato De Gregorio uscirà nelle sale il prossimo 15 novembre.

Quali i temi principali della pellicola?
Innazitutto la dignità umana. L’epoca che attraversiamo ha fatto calare la tensione sociale. Se non la recuperiamo con una statura morale e politica, in senso greco, non potremo più difendere la nostra libertà e il senso di giustizia. E poi c’è il lavoro, che viene dai campi, dal sudore del contadino, che è fantasia e creatività ed è espressione dell’uomo. Un uomo senza dignità affronta male il suo lavoro.

E’ anche un film sulla giustizia…
Quasi tutte le mie opere riguardano la giustizia. Bisogna intendersi però sulla parola “giustizia” che c’è dove ognuno rispetta l’altro. E la giustizia deve essere anche severa all’occorrenza.

Da quanto tempo pensava a questo soggetto?
Dal 1963.

Presentando il film alla stampa, il direttore del festival ha affrontato la questione di film di sinistra o di destra. Come vede questo dilemma?
Esiste una cultura di destra e una di sinistra. E poi esistono culture di regime e lì troviamo i film brutti. Quelli belli sono dove gli intellettuali tengono fede alla propria intelligenza. Tutta la cultura non può accontentare il padrone. Dobbiamo portare alla comunità il dibattito, anche la provocazione, affinché pensi. La storia la fanno quelli che dicono di no.

Un film ricco di primi piani, perché?
Se devo raccontare l’emozione di un uomo, come faccio a non fare il primo piano? Quando pensa, quando soffre, mentre si ripurifica sotto l’acqua. E questo mio film non poteva non essere sull’emozione dell’uomo.

Visto che si parla di giustizia, che cosa pensa della legge Cirami?
Qui siamo a un festival di cinema, non da Nanni Moretti. Tanto poi le cose che si dicono oggi non sono più vere domani. I girotondi lasciamoli fare ad altri.

autore
19 Settembre 2002

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