PASQUALE SCIMECA


E’ militante il cinema che scorre nelle vene di Pasquale Scimeca, il regista di Placido Rizzotto.
Lo testimonia, se ce ne fosse bisogno, il documentario Sem Terra in concorso a Locarno 2002 nella sezione Cineasti del Presente.
Firmato insieme a Roberto Torelli (Bella ciao) e nato quasi per caso a Porto Alegre, in Brasile, durante il World Social Forum del febbraio scorso, racconta l’omonimo movimento brasiliano che raccoglie i lavoratori rurali in lotta per la riforma agraria.
Si apre con un campo lungo su case gialle che si affacciano sulla laguna della città, poi una superba ballerina in rosa, i corpi di vecchi e bambini carioca e il volto fiero di un ragazzo che dice: “Qui in Brasile siamo pieni di materie prime però se le fregano gli altri”. Ad accompagnare le immagini, le melodie di Chico Buarque.
Sem Terra, girato in digitale, prodotto da Mauro Berardi per la Fondazione Cinema del Presente e montato da Paolo Maselli, è stato proiettato in anteprima il 17 aprile, nella sede romana del Parlamento europeo, in occasione della giornata mondiale della lotta contadina.
Intanto Scimeca continua la preparazione di ben due film: Gli indesiderabili e Giosué l’ebreo.

Il primo contatto con i Sem Terra?
E’ avvenuto a Porto Alegre, la città in cui si sperimenta il bilancio partecipativo e la campagna contro le favelas. Alla fine di gennaio 2001 mi trovavo lì con gli altri registi della Fondazione Cinema del Presente per riprendere il secondo World Social Forum. Giravo per la città filmando a casaccio, un po’ come fanno i turisti. Mi sono imbattuto in un accampamento vicino a una favela ma Sem Terra completamente diverso. All’interno infatti regnava un ordine sorprendente: c’erano scuole, farmacie, ambulatori, bimbi poveri ma pulitissimi. Un signore di origini italiane, che parlava un idioma stranissimo, misto di veneto e brasiliano, mi ha spiegato che mi trovavo tra i Sem Terra. Così il mondo contadino, che per anni aveva occupato il mio cuore e la mia cinematografia, è tornato a farsi vivo. Incuriosito ho chiesto a Mauro Berardi e Citto Maselli di sollevarmi dai miei compiti al Forum e a Roberto Torelli, che si era occupato del movimento l’anno prima, di unirsi a me per girare un documentario. I Sem Terra si sono rivelati molto disponibili: sono pacifisti e non hanno nulla da nascondere.

Nelle note di regia scrivi che “Sem Terra” non è un film ma una mistica: la “mistica dei senza terra”.
La mistica è una ritualità che mette insieme la tradizione contadina degli indios ed elementi postmoderni, la tensione religiosa con la rivoluzione anticapitalista. Un pensiero che ha molto a che fare con la teologia della liberazione ma va decisamente oltre. La filosofia dei senza terra si fonda su un presupposto nuovo rispetto alla sinistra ortodossa: non definiscono il mondo a partire da un’ideologia ma partono dai bisogni reali per costruire le idee. Vivono la tradizione del popolo come forza, non come limite. La loro azione è l’unica risposta efficace per risolvere i problemi del cosiddetto Terzo Mondo. All’Occidente non chiedono nulla.

Che risultati hanno raggiunto in 18 anni di attività?
Salgado Oggi circa 80.000 famiglie vivono negli accampamenti, luoghi di formazione culturale e lotta politica, che possono durare anche 5 anni. Ogni anno circa il 10% conquista la terra. Dal 1984 ad ora 350.000 famiglie si sono trasferite in insediamenti che il governo ha assegnato in seguito all’occupazione. Hanno trasformato questi appezzamenti di terra, lasciati incolti dai latifondisti, in aree produttive ultra moderne. Tutto funziona con il massimo rispetto per l’ambiente perché per loro la terra è vita. Ovvio, dunque, l’impegno nella battaglia contro il transgenico. Certo, queste conquiste hanno un prezzo alto: quest’anno sono stati uccisi 15 contadini nella brutale campagna di repressione condotta dai latifondisti che armano squadroni della morte spesso appoggiati dalla polizia dei governi locali.

Nel filmato compaiono intellettuali come il fotografo Sebastiao Salgado e il cineasta Paulo Cezar Saraceni, uno dei fondatori del “cinema novo” brasiliano. Che ruolo hanno nel movimento?
Non sono intellettuali organici ma appoggiano i Sem Terra dall’esterno. Un supporto importante per comunicare al mondo l’esistenza del movimento. E’ quello che spero di fare, nel mio piccolo, con questo documentario.

autore
07 Agosto 2002

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