Parte la campagna Io faccio film

Protagonisti dell'iniziativa i 170mila professioni impiegati nell'industria audiovisiva italiana anche nei ruoli di minor visibilità


VENEZIA – La campagna ‘Io faccio film’ è nata per sostenere e valorizzare i professionisti e gli appassionati di cinema. Un’iniziativa unica nel panorama italiano promossa dalle Associazioni dell’industria audiovisiva a tutela del patrimonio creativo italiano. Anica (Associazione Nazionale Industrie Cinematografiche Audiovisive e Multimediali), Fapav (Federazione per la Tutela dei Contenuti Audiovisivi e Multimediali), Mpa (Motion Picture Association Emea) e Univideo (Editoria Audiovisiva Media Digitali e Online) hanno dato vita a questa campagna che ha come protagonisti i 170mila professionisti impiegati dall’industria audiovisiva italiana, un comparto che vale circa 14 miliardi di euro e costituisce una risorsa culturale, economica e occupazionale. Attraverso una serie di spot video diretti dal regista Marco Spagnoli, la campagna dà voce e spazio alle maestranze meno note agli occhi del grande pubblico, ma il cui apporto alla realizzazione di un film è fondamentale per trasformare l’esperienza del set in cinema. Questa prima edizione della campagna racconta in altrettanti spot stuntwoman, doppiatore, dog trainer, fonico, Integrated VFX Supervisor, parruccaia, compositore ed elettricista. L’iniziativa prevede anche un’apposita campagna social su Facebook, Instagram, YouTube e Twitter per coinvolgere gli utenti e renderli parte attiva del network #iofacciofilm. Il claim scelto per la comunicazione, ‘Chi ama il cinema, non lo tradisce’, sottolinea con forza l’importanza di rispettare e amare profondamente quest’arte, per permetterle di continuare ad essere realtà. Il logo della campagna rappresenta il gesto iconico del ‘finger frame’ spesso utilizzato dai registi sul set, incorniciando il volto dei protagonisti che ci mettono ‘la faccia’. Grazie ad una app dedicata chiunque potrà caricare una propria foto da Facebook o dal proprio computer e condividerla, all’interno di una cornice brandizzata ‘Io faccio film’ con i propri amici, taggandoli e coinvolgendoli così nell’iniziativa. Nel corso dei prossimi mesi la campagna verrà promossa attraverso numerose iniziative che coinvolgeranno scuole e università e che vedranno protagonisti i giovani come futuro del cinema sia come autori e professionisti sia come spettatori. 

06 Settembre 2016

Venezia 73

Venezia 73

Microcinema distribuirà ‘The Woman who Left’

Sarà Microcinema a distribuire nelle sale italiane il film Leone d'Oro 2016, The woman who left, nuovo capolavoro di Lav Diaz. La pellicola, che nonostante il massimo riconoscimento al Lido non aveva ancora distribuzione e che si temeva restasse appannaggio soltanto dei cinefili che l'hanno apprezzata alla 73esima Mostra di Venezia, sarà quindi visibile a tutti, permettendo così agli spettatori del nostro Paese di ammirare per la prima volta un'opera del maestro filippino sul grande schermo

Venezia 73

Future Film Festival Digital Award 2016 a Arrival

Il film di Denis Villeneuve segnalato dalla giuria di critici e giornalisti come il migliore per l'uso degli effetti speciali. Una menzione è andata a Voyage of Time di Terrence Malick per l'uso del digitale originale e privo di referenti

Venezia 73

Barbera: “Liberami? E’ come l’Esorcista, ma senza effetti speciali”

Il direttore della Mostra commenta i premi della 73ma edizione. In una stagione non felice per il cinema italiano, si conferma la vitalità del documentario con il premio di Orizzonti a Liberami. E sulla durata monstre del Leone d'oro The Woman Who Left: "Vorrà dire che si andrà a cercare il suo pubblico sulle piattaforme tv"

Venezia 73

Liberami: allegoria del mondo moderno

Anche se l’Italia è rimasta a bocca asciutta in termini di premi ‘grossi’, portiamo a casa con soddisfazione il premio Orizzonti a Liberami di Federica Di Giacomo, curiosa indagine antropologica sugli esorcismi nel Sud Italia. Qualcuno ha chiesto al presidente Guédiguian se per caso il fatto di non conoscere l’italiano e non aver colto tutte le sfumature grottesche del film possa aver influenzato il giudizio finale: “Ma io lo parlo l’italiano – risponde il Presidente, in italiano, e poi continua, nella sua lingua – il film è un’allegoria di quello che succede nella nostra società". Mentre su Lav Diaz dice Sam Mendes: "non abbiamo pensato alla distribuzione, solo al film. Speriamo che premiarlo contribuisca a incoraggiare il pubblico"


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