La parità di genere “è un tema implicito nella nuova legge sul cinema. Vedremo nei decreti attuativi come calibrarlo e metterlo in risalto”. Lo ha spiegato Nicola Borrelli, direttore generale per il cinema del Mibact, che comunque si dice contrario alle quote, rispondendo a chi durante il seminario ‘Valore e limiti della legge cinema – Temi, questioni e opportunità per archivi e cineteche’, organizzato a Roma dall’Archivio Audiovisivo del Movimento Operaio e Democratico, ha evidenziato l’assenza nel provvedimento a ogni accenno alle donne nel cinema.”Non c’è niente ed è stupefacente – ha sottolineato Maria Teresa D’Arcangelo, vicedirettore del Festival Internazionale Cinema Donne di Firenze – considerando che il Mibact ha collaborato a uno studio dell’EWA (European Women’s Audiovisual network) nel quale si spiegava che le donne registe in Italia sono meno del 5%. Eppure non c’è nessun discorso sulla formazione né sul sostegno per le autrici. Basti pensare che in Svezia, invece, la legge di sistema ha come obiettivo la parità tra uomini e donne nel lavoro apicale del cinema”.
Contro quest’assenza “abbiamo inviato un documento al Mibact firmato dalle associate di Anac, Wgi e doc.it nel quale chiediamo che venga inserita anche la categoria ‘cinema delle donne’ fra quelle cui vanno contributi selettivi” ha aggiunto Patrizia Fregonese dell’Anac. “Quando sono arrivato alla direzione cinema del Ministero il tema della parità di genere nel cinema non veniva minimamente affrontato – ha detto Borrelli – Per noi invece è molto importante, come dimostra anche il rapporto con l’Ewa. Ma da questo a scrivere qualcosa in una norma ce ne corre”.
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