Il regista, sceneggiatore, fotografo e disegnatore svizzero Fredi M. Murer riceverà dal Festival di Locarno il Pardo alla carriera in Piazza Grande la sera del 15 agosto. Venerdì 16 agosto alle 13.30 il pubblico potrà assistere a una conversazione con l’autore allo Spazio Cinema. L’omaggio al maestro del cinema svizzero sarà accompagnato dalla proiezione di alcune delle sue opere più importanti che hanno segnato un’amicizia con il Festival lunga 40 anni: Grauzone (1979), Wir Bergler in den Bergen sind eigentlich nicht schuld, dass wir da sind (1974), Höhenfeuer (1985) e Der grüne Berg (1990).
Fredi M. Murer è una figura chiave del cinema indipendente svizzero e internazionale nonché artista libero e visionario, la cui creatività e spirito innovativo, linee guida di oltre cinquant’anni di carriera, hanno segnato profondamente la storia del cinema elvetico. La sua poetica ha sempre rispecchiato un impegno politico e civile che hanno permesso di vedere il mondo – e la Svizzera – con occhi diversi. Visione che il Locarno Film Festival ha scoperto nel 1979, con il film Grauzone. che verrà presentato in anteprima nella versione restaurata prima mondiale dalla Cinématèque suisse.
I restauri delle opere di Murer a Locarno72 non finiranno però con Grauzone. Il Festival sarà infatti palcoscenico anche per un’altra opera che ha di recente ritrovato la sua luce originale, Wir Bergler in den Bergen sind eigentlich nicht schuld, dass wir da sind (1974), una delle più importanti pellicole di Murer, omaggiata con il premio FIPRESCI a Locarno nel 1975, il cui seguito, Der grüne Berg (1990), venne presentato dal regista proprio al Festival nel corso della prima edizione della sezione parallela dedicata ai documentari, la Semaine de la critique. Questa sezione festeggia quest’anno i suoi primi 30 anni di vita e riproporrà, nel corso di Locarno72, il film Der grüne Berg nella sua ritrovata veste, aggiungendo così un terzo restauro al programma dedicato al regista.
Celebrando Murer non poteva ovviamente mancare la proiezione di un altro caposaldo della sua filmografia e dell’albo d’oro di Locarno: Höhenfeuer, pellicola indimenticabile che nel 1985 il Locarno Film Festival premiò con il Pardo d’oro, completerà la quadrilogia di restauri del cineasta svizzero presentati al pubblico durante Locarno72. L’omaggio a Murer sarà completato dall’esposizione di una selezione di sue tavole originali.
Fredi M. Murer, nato nel 1940 a Beckenried, sulle rive del lago dei Quattro Cantoni, si forma alla scuola d’arte di Zurigo. Disegnatore di talento e fotografo dalla sottile immaginazione, si avvicina presto al linguaggio filmico. Fin dai primi titoli Murer inizia con una serie di ritratti di suoi amici artisti, interpreti di una rottura con i valori del tempo (Chicorée e Bernhard Luginbühl entrambi del 1966 e Passagen, 1972), spostandosi progressivamente verso il silenzioso mondo rurale alpino, a cui dà voce. Seguono il primo grande documentario Wir Bergler in den Bergen sind eigentlich nicht schuld, dass wir da sind (1974) e il suo primo lungometraggio Grauzone (1979), metafora complessa e raffinata sul clima conformista che regnava in Svizzera prima delle rivolte giovanili dei primi anni Ottanta. La vera svolta arriva però con Höhenfeuer (1985), che racconta l’amore incestuoso di due fratelli isolati in un alpeggio fuori dal mondo. Seguono poi Sehen mit anderen Augen (1987) e il suo secondo grande documentario Der grüne Berg (1990). Nel 2006 gira Vitus (2006), interpretato da Bruno Ganz, che gli vale il Premio del cinema svizzero come miglior lungometraggio, oltre a numerosi riconoscimenti internazionali. Il suo ultimo film, basato su una novella scritta da sua madre, è stato Liebe und Zufall (2014).
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