Dal novembre scorso il regista statunitense Paul Schrader ha dato inizio in Marocco alle riprese di Exorcist: The Beginning, il “prequel” de L’esorcista. L’uscita del film, ora in fase di post-produzione, è prevista negli Stati Uniti per il 18 luglio. Vittorio Storaro ne cura la ‘cinematografia’, realizzata con il formato “UNIVISIUM 1:2″ da lui stesso ideato, mentre gli effetti visivi digitali sono curati da Proxima, società italiana di produzione e post-produzione digitale per il cinema e la televisione, con più di 100 film all’attivo ( Almost Blue, Ricordati di me, Natale sul Nilo, Concorrenza sleale).
Proxima ha sede a Roma, all’interno dei Cinecittà Studios, dove per 6 settimane si sono svolte le ultime fasi di set dell’Esorcista. E’ la prima volta che gli effetti speciali di una grossa produzione americana (la Morgan Creek) vengono affidati a una società italiana, la Proxima, di cui Paolo Zeccara è il supervisore degli effetti visivi digitali.
Zeccara, quale è il vostro impegno ne “L’esorcista?
Curiamo 80 inquadrature, su più di 100 lavorate digitalmente. Ci sono molti interventi di supporto alla scenografia, i cosiddetti “invisibili”, nel film questi effetti sono un 70% contro il 30% di quelli più o meno spettacolari. Inoltre stiamo realizzando la costruzione tridimensionale di alcuni animali. Tutto viene lavorato a risoluzioni molto alte; la cinematografia è di Vittorio Storaro e per lui lavoriamo a 4k di risoluzione, che non è lo standard mondiale, ma il doppio della risoluzione standard del digitale ad Alta Definizione. Siamo gli unici nel mondo a lavorare così.
In Italia sono rare figure professionali come la tua, qual è la tua formazione?
Ho iniziato qui a Cinecittà, nel 1979, come modellista. Dopo l’Accademia di Belle Arti entrai nel reparto effetti ottici di Cinecittà (all’epoca non si parlava di effetti digitali), per lavorare alla costruzione di modellini di astronavi, per un film di fantascienza americano a basso budget girato in Italia: Starcrash, di Luigi Cozzi.
Pian piano mi sono addentrato nelle tecniche di animazione, ripresa di modellini, effetti speciali.
Come sei passato al digitale?
All’inizio degli anni ’80 sono apparsi i primi videogames e capii che avremmo cominciato a “disegnare sulla televisione”. Con il mio primo computer casalingo provavo a programmare da solo i miei pupazzi e capii che quella sarebbe stata la tecnologia futura.
Contemporanemente però iniziò la crisi del nostro cinema…
Infatti: con un gruppo di amici aprii uno studio, una sorta di “factory” composta da fotografi, grafici, esperti di effetti, e con loro facevamo dei lavori di grafica per la televisione. Daniele Lucchetti mi presentò Carlo Carlei, un amico fraterno con cui ho lavorato a lungo, in particolare per gli effetti speciali di La corsa dell’innocente. Ma è stato con Fluke che nel 1995 ho iniziato a firmare i film come “visual effects supervisor”.
Ed è arrivata l’America…
Vi sono stato un anno, il 1994, quando s’iniziavano a fare le prime lavorazioni in digitale. Al ritorno ho incontrato il nucleo base della Proxima, cioè i fratelli Rizzo, Fabio D’Angella e Claudio Napoli che realizzavano i primi lavori in computer grafica. Di lì a poco abbiamo lavorato per Ritorno a casa Gor, uno dei primi film italiani con interventi digitali.
Finché siete approdati a Cinecittà.
Con Cinecittà, in seguito, è nata una partnership. Da allora abbiamo lavorato su più di 100 film. Il mio ruolo è stato quello di fare incontrare il mondo puramente elettronico e digitale con il mondo cinematografico, perché nei primi anni abbiamo dovuto vincere la paura della novità che tutti avevano.
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