Paolo Sorrentino


Due anni fa Paolo Sorrentino ha esordito con L’ uomo in più. Applaudito dalla critica a Venezia, vincitore di una Grolla doro a Saint-Vincent, del primo premio ad Annecy, del premio della critica giovane a Buenos Aires: un debutto da ricordare. Adesso il cineasta napoletano torna sul set con Le conseguenze dell’amore. Scritto pensando a Toni Servillo, già interprete della sua opera prima. Per me, è il miglior attore italiano e non solo della sua generazione. E un interprete molto versatile e questa volta si calerà in un ruolo definitivamente distante da quello di Antonio”.
Le riprese inizieranno a settembre nella Svizzera italiana e dureranno 7/8 settimane con qualche scena anche in Sicilia. Ma Le conseguenze dell’amore segna anche un nuovo capitolo nell’intesa produttiva tra Indigo Film e Fandango. Le due società, già associate per la realizzazione di alcuni documentari (Tv Slum di Angelo Loy e Don Vitaliano di Paolo Pisanelli), lavorano insieme per la prima volta alla realizzazione un lungometraggio di fiction.

 

 

Chi è il protagonista?
Un uomo vive in un albergo da otto anni. Sta sempre da solo, sembra che non lavori, che non abbia amici. Indossa una maschera dimpassibilità dietro la quale, grazie ad una narrazione lineare ma che sfrutta l’andamento tipico del giallo, lo spettatore scoprirà via via molte cose.

 

Perché vive in albergo da così tanto tempo?
Si tratta di un uomo normale che si trova ad aver a che fare con situazioni poco pulite ma che affronta in maniera determinata.

 

La solitudine, spezzata ne “L’uomo in più” dalla presenza del doppio, questa volta sembrerebbe assoluta. E un tema che le sta a cuore?
Questa storia è molto diversa dalla precedente. Il mio è un uomo in esilio, talmente addolorato da non comunicare niente di sé stesso all’inizio. Pian piano racconterà sempre di più.

 

Cosa l’ha ispirata per la scrittura di questo personaggio?
Negli alberghi si vedono spesso uomini d’affari soli. Fatico sempre a capire cosa fanno, mi diverto a congetturare sulle loro vite. A forza di farlo, finisce che ci costruisco sopra una storia.

 

E’ cambiato l’assetto produttivo. Qualche modifica anche nel cast tecnico-artistico?
Troppo presto per parlarne, sto ancora cercando la co-protagonista femminile. Sicuramente continuerò a collaborare con Giogiò Franchini, il montatore del mio precedente film.

 

Che fine ha fatto lo script tratto dal romanzo di Raffaele La Capria, “Ferito a morte”?
Serve un budget molto alto. I miei produttori stanno cercando di trovare altri partner produttivi.

autore
20 Marzo 2003

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