Elogio della parolaccia e di Checco Zalone. Lo si deve a Paolo Ruffini, il comico livornese che debutta nella regia con Fuga di cervelli, una sorta di Porky’s all’italiana in sala con Medusa in 400 copie dal 21 novembre. ”La parolaccia quando non è tesa all’offesa, non è volgare. Al contrario ritengo che prendersi sempre troppo sul serio sia osceno e offensivo. Questo ce lo conferma uno come Checco Zalone, che ha sdoganato con grande eleganza e modernità un certo tipo di comicità e che io ritengo il nuovo Totò. Una parolaccia, detta con candore, non ha nulla di volgare. E poi sarebbe paradossale non usare il linguaggio che si usa per strada”. Ruffini nel film, che ha scritto in collaborazione con Guido Chiesa, è alla testa di un quintetto di “sfigati” che cercano di aiutare Emilio (Luca Peracino), l’amico imbranato e timidone, a conquistare l’amore d’infanzia Nadia (la modella Olga Kent), seguendo la brillante ragazza, studentessa di medicina, fino al college di Oxford. Alfredo (Ruffini) è cieco anche se fa finta di vederci con effetti slapstick, Lebowsky (Guglielmo Scilla) è uno spacciatore di poche parole, Franco (Frank Matano), studia filosofia senza capirci nulla ed è gay senza saperlo, Alonso (Andrea Pisani) è ossessionato dal sesso e paraplegico. Un cast che deve molto alla tv e al web, tra youtube, Le iene e i Panpers di Colorado. E il film nasce proprio nella factory Colorado, da un’idea di Alessandro Usai ben accolta da Maurizio Totti: italianizzare il campione d’incassi spagnolo Fuga de cerebros.
College movie con handicap, dunque. Ma Ruffini non sente di aver varcato un confine sottile e rischioso. “Questi personaggi sono sfigati perché non hanno figa, non per la loro disabilità, che rappresentiamo come qualcosa di normale. Se su una cosa non ci si può scherzare diventa un problema. Ma da Non guardarmi non ti sento a Quasi amici il cinema è riuscito a parlarne con leggerezza”.
”Il film – dice ancora Ruffini – è dedicato ai perdenti, ai nerd che sognano di stare con la bella del primo banco ma pensano di non poterci riuscire mai; tutti quei ragazzi italiani che non riescono ad accettare completamente la propria sensibilità e anzi finiscono per vergognarsene, che si rifugiano nel gruppo e nascondono ogni fragilità. Io, poi, da buon livornese non mi prendo mai troppo sul serio”.
Per Ruffini, che abbiamo visto nei cinepanettoni più recenti sempre nel ruolo del “ragazzo” (mentre è il più adulto in Fuga di cervelli, quasi “vecchio” con i suoi 34 anni), “spesso sono i sessantenni a parlare dei giovani, invece il linguaggio dei ventenni, che a volte sfugge anche a me, è ben diverso. Proprio su youtube ho trovato attori energetici come Frank Matano e Guglielmo Scilla. Siamo un contenuto 2.0 ma la confezione è cinema ganzo e ben fatto”.
Tra i suoi modelli cita esempi di cinema, da South Park, ai Goonies, da Una notte da leoni ai Fratelli Marx fino a Ben Stiller, un comico che sa lavorare in gruppo. E poi “nella seconda parte del film c’è una riflessione sull’amicizia nella post adolescenza da non prendere sotto gamba”.
Per Giampaolo Letta (distributore con Medusa) Fuga di cervelli rientra perfettamente nella linea editoriale “eterogenea” del gruppo. E Letta fa cenno anche al record di Sole a catinelle, argomento del giorno: ”C’è molta soddisfazione nel mercato cinematografico che aspettava questo film col quale abbiamo regalato più di un sorriso in un momento delicato. Siamo ugualmente felici per gli esercenti, soprattutto quelli di provincia, e contenti perché il risultato ottenuto fuori dal Natale, con un film per tutta la famiglia, è il frutto, oltre alla qualità del film in sé, di un imponente sforzo distributivo e promozionale”.
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