Avevamo lasciato Paolo Benvenuti alle prese con Segreti di Stato una nuova ricostruzione storica della strage mafiosa di Portella della Ginestra, presentata nel 2003 in concorso proprio al Lido, e lo ritroviamo ancora una volta impegnato nella rilettura di una episodio della vita di Giacomo Puccini nel 150° anniversario della nascita. Il suo Puccini e la fanciulla, fuori concorso, ripercorre una vicenda per lungo tempo rimasta oscura, quella del suicidio di Doria Manfredi, giovane cameriera di casa, accusata dalla moglie Elvira di essere l’amante dell’artista.
Il regista, insieme a Paola Baroni, ora ipotizza che l’amante vera fosse Giulia, cugina della cameriera e figlia del proprietario di un rustico ritrovo su palafitte davanti alla villa dell’artista a Torre de Lago e Doria solo una messaggera d’amore. Punto di partenza delle approfondite ricerche svolte dai registi, insieme agli allievi della Scuola di cinema di Viareggio Intolerance, è stato il risaputo dongiovannismo di Puccini, così funzionale alla sua creazione musicale. Ad ogni nuovo lavoro il Maestro s’innamora di una donna che ispira la protagonista dell’opera che il compositore sta scrivendo.
E’ il caso di Giulia che incarna il modello per Minnie la protagonista de “La fanciulla del West”, e sempre da testimonianze dei vecchi di Torre del Lago Benvenuti viene a sapere dell’esistenza di un figlio, mai riconosciuto, nato da quella relazione. Sulle tracce di Antonio il regista s’imbatte con il prezioso contenuto di una valigia. Dentro ci sono le lettere di Puccini e Giulia, dal 1908 al 1922, e anche uno straordinario filmato d’epoca di Puccini al pianoforte, presentato al Lido lo scorso anno. Scoperta che ha irritato l’erede Simonetta Puccini convinta innanzitutto che non esista un figlio illegittimo di Puccini.
Puccini e la fanciulla, cinema ‘puro’ e di poesia che ha avuto il sostegno del ministero per Beni e le Attività Culturali e della Mediateca Regionale Toscana, è un film senza dialoghi. Le uniche voci leggono, fuori campo, brani di lettere scritte dai personaggi dell’epoca. A parlare sono invece: il commento musicale frutto di un’attenta ricerca che accanto a un’elaborazione de “La fanciulla del West” colloca motivi popolari, alcuni riscoperti grazie alla collaborazione dell’Istituto De Martino; l’accurata composizione delle immagini con evidenti rimandi pittorici; il suono in presa diretta che dà l’illusione di essere accanto ai protagonisti. E infine la recitazione per sottrazione degli attori, a cominciare da Riccardo J. Moretti, così somigliante al Maestro, e di professione musicista.
Si aspettava la reazione dell’erede Simonetta Puccini che ha ottenuto di bloccare la proiezione?
Il nostro è un lavoro serio e filologicamente corretto e ha conosciuto una gestazione di sette anni. Per circa cinque anni è rimasto un’ipotesi di sceneggiatura scritta dai ragazzi della scuola di cinema di Viareggio. A loro dicevo: Il film non si fa finché non ci sono prove documentarie della vostra tesi. Fortunosamente sono stati poi trovati i documenti a sostegno di quanto raccontato.
Chi è il personaggio principale della sua opera?
Non è un film su Puccini ma su Doria Manfredi. Il nostro vero soggetto è questa cameriera, di lei vogliamo capire le ragioni del suo suicidio. E il paesaggio lagunare del lago porta con sé la memoria di questa drammatica vicenda.
E un film non sulla lotta di classe?
Direi sui rapporti di classe. Pensiamo che allinizio del 900 quando gran parte degli abitanti di Torre de Lago vivevano in capanne di falasco, arrivano persone facoltose come Luigi Orlando proprietario dei cantieri navali di Livorno o il marchese Ginori. Puccini arriva di soppiatto, non è ancora ricco e famoso. Immaginiamo che cosa possa accadere a quei poveri abitanti a contatto con questi ricchi, di cui diventano presto inservienti e camerieri. Ecco il film mostra questo rapporto.
A chi è dedicato Puccini e la fanciulla?
Al pubblico che ama lopera lirica, in particolare prova a comunicare la modernità de “La fanciulla del West”, poco amata o non capita dai fan pucciniani. E la musica impiegata nel film non è pucciniana, bensì la riduzione pianistica di Carlo Carignani de “La fanciulla del West” che commenta il percorso creativo dell’artista impegnato in quell’opera.
Evidenti sono i richiami pittorici in questa sua pellicola.
In tutti miei film ho sempre cercato di restituire lo sguardo dell’epoca e dellambiente in cui si svolge la vicenda narrata. Per Gostanza da Libbiano il riferimento è stato un pittore di corte del ‘500 Angelo Bronzino; per Tiburzi i macchiaioli della Maremma; per Puccini e la fanciulla i pittori macchiaioli della seconda generazione amici di Puccini come Francesco Fanelli. Abbiamo studiato la luce i colori da loro usati nei dipinti.
Vi è stata una lunga preparazione?
Sette anni di ricerche storiche, non solo d’archivio per restituire il mondo di quel lago a quel tempo. Mi ha aiutato anche il ricordo di mio nonno, un passionista della musica pucciniana. Era solito portarmi con sé su una piccola barca per andare a caccia sul lago e mi spiegava quanto la musica del Maestro fosse pregna della natura del lago, dal rumore del vento fra le canne a quello dell’acqua.
C’è anche una citazione del filmato ritrovato nella valigia?
Non lo è, perché la scena della caccia l’avevamo scritta prima del ritrovamento di questo prezioso filmato.
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