PAOLO BENVENUTI


clicca per vedere il video Presentato all’ultimo Festival Internazionale di Locarno, esce in Italia il 23 febbraio a Roma e Torino, e successivamente in tutta Italia, Gostanza da Libbiano di Paolo Benvenuti, distribuito dalla “K3″ e “Lab80″. Lucia Poli interpreta Gostanza, una donna toscana realmente vissuta alla fine del 1500 e accusata dalla Santa Inquisizione di stregoneria. Caccia alle streghe dunque, e assoluta fedeltà della sceneggiatura ai fatti storici. Che, evidentemente, la censura non ama ricordare. L’Italia vieta il film ai minori di 14 anni.

Negli ultimi tempi la censura sembra svolgere un’attività piuttosto frenetica. Quali sono state le motivazioni del divieto al suo film?
Oserei dire che è stata data una spiegazione ridicola. Nel verbale di risposta c’è scritto: “vi sono scene in cui Gostanza da Libbiano viene torturata…”. Ora, io non ho inventato niente. Le torture inflitte sono in tutto tre e risultano dagli atti del processo. Mi sembra troppo dover chiedere di cancellare la storia. Posso essere d’accordo con il provvedimento di censura, ma che diano almeno una motivazione sensata.

Basandosi sugli atti originali del processo che tipo di lavoro ha fatto nel trasporre i documenti dell’interrogatorio in una sceneggiatura?
Costanza da Libbiano Abbiamo lavorato seguendo un procedimento di sottrazione. Per prima cosa abbiamo eliminato le domande. In questi processi gli inquisitori chiedevano ossessivamente la stessa cosa per spingere l’accusato a confessare la propria stregoneria. Poi abbiamo tolto i procedimenti paralleli del processo. Perché mi interessava mettere in rilievo la vera fobia delle autorità ecclesiastiche nei confronti della donna, della sua femminilità e della sua capacità creativa.

Chi è Gostanza da Libbiano?
Una donna molto coraggiosa, determinata, che ha alle spalle un vissuto diverso. Durante il processo racconta di essere stata rapita all’età di 8 anni e di essere stata violentata da quello che diventerà, poi, suo marito. Al momento del processo, è il 1594, ha 60 anni ed è ormai vedova. Mentre lavoravamo alla sceneggiatura abbiamo scoperto che la “strega” aveva creato una specie di associazione di vedove, insieme alle quali aveva messo su un’azienda erboristica. E il “fatturato” di questa attività non era affatto di poco conto. L’inquisizione arriverà a sequestrarle un bel po’ di fiorini.

Si tratta di un film tutto al femminile. Un argomento difficile da trattare, soprattutto per un uomo. Le è costato fatica?
Costanza da Libbiano Certamente non è stato facile. Ho dovuto fare dell’autoanalisi per molto tempo. Ho riscoperto così il mio lato femminile. Un “luogo” che, devo ammettere, ho sempre avuto problemi ad esplorare. Ho ripercorso tutti i rapporti vissuti con le donne durante la mia vita, a partire da quello con mia madre. Soprattutto quello con la mia compagna. Quest’ultima ha aiutato e sollecitato molto questo processo. Le devo molto.

Gostanza durante il processo incontra tre inquisitori. Che differenze vi sono tra di loro?
I personaggi maschili rappresentano due anime del processo. I due che conducono la prima parte dell’interrogatorio, Monsignor Roffia e Padre Porcacchi, avrebbero sicuramente bruciato Gostanza poiché riconoscevano e temevano il potere femminile di questa donna. Il terzo, Cortacciaro, invece, è più sottile e rappresenta una nuova politica dell’Inquisizione. Quella che pur assolvendo le donne dall’accusa di stregoneria, impediva comunque loro di continuare a esercitare qualsiasi tipo di professione. Togliendo potere economico le rendeva senza identità.

Perché ha scelto Lucia Poli per il ruolo di Gostanza?
Lucia possiede uno straordinario talento espressivo e ha svolto un lavoro di altissimo livello attoriale. In più aveva tutti i requisiti necessari per la parte. E’ toscana e ha potuto quindi recitare dando vita al dialetto del 500.

Il film è girato in bianco e nero. Perché?
La vera protagonista del film è la parola, cioè la capacità affabulatoria di Gostanza. Ho voluto quindi che si concentrasse tutto su questo. Il colore, quello ricco dell’autunno toscano, avrebbe distratto da questo elemento portante. Si ritrova plasticità nei corpi, non nel colore. Scultura, quindi, e non pittura.

autore
14 Febbraio 2001

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