Produzione low-budget di Metafilm e Fake Factory, Ragazze – La vita trema di Paola Sangiovanni sarà uno degli eventi speciali delle Giornate degli Autori 2009, quest’anno particolarmente attente al “femminile”. Una regista donna all’esordio nel lungometraggio e quattro protagoniste che raccontano le loro dirompenti esperienze personali nell’epoca delle prese di coscienza e delle lotte: gli anni tra il 1968 e il 1977, quelli in cui si impose il femminismo in Italia e in cui ci si batteva per il divorzio, l’aborto, la contraccezione. A raccontare se stesse e uno sconvolgimento sociale e culturale sono Maria Paola Fiorensoli, che partecipò all’occupazione dell’università e ai collettivi femministi, Liliana Ingargiola, militante radicale e figura di spicco del Movimento di Liberazione della Donna, Marina Pivetta, militante di Avanguardia Operaia e poi giornalista e Alessandra Vanzi, la più giovane, che si sposò ed ebbe un figlio a 16 anni per poi separarsi a 17, quando non esisteva il divorzio e la maggiore età era fissata a 21 anni. Tre delle quattro protagoniste saranno a Venezia per presentare il film, che è destinato alle sale cinematografiche ma ad oggi non ha ancora un distributore.
Come è nata l’idea del film?
Il progetto di Ragazze – La vita trema è nato durante la post-produzione di Staffette, un mediometraggio documentario sulle donne che raccontano la Resistenza da un punto di vista personale. Lì mi è venuta l’idea di usare lo stesso metodo – un racconto storico narrato grazie alle storie personali – per raccontare l’epoca del femminismo, le sue sfide e i suoi echi nel presente.
Che cosa ci racconta della condizione delle donne oggi?
Ci sono tantissime cose che riguardano il nostro presente. Le donne, in Italia in particolare, vivono ancora difficoltà grandissime e le importanti conquiste fatte negli anni ’60 e ’70, un periodo di vera e propria rivoluzione delle coscienze, oggi sono dimenticate e date per scontate. Ma le lotte collettive degli anni tra il 1968 e il 1977 possono essere la molla per affrontare un’attualità in cui la violenza sulle donne è ancora presente in tutte le declinazioni, da quelle più innocue, legate al modo di vestire, a quelle più gravi, di natura sessuale.
Come è strutturato il documentario?
E’ un documentario narrativo fatto per l’80% di materiale di repertorio, spesso inedito, proveniente da archivi privati e pubblici. Non c’è una voce narrante, ma quattro donne che raccontano una parte della loro vita personale con generosità e le cui narrazioni si incrociano. Lo sfondo comune è la Roma degli anni ’70, ma le loro origini e i loro vissuti sono molto diversi.
Come ha scelto le quattro protagoniste?
Il documentario è frutto di una lunga ricerca preparatoria nel corso della quale ho conosciuto e intervistato molte donne: le storie Alessandra, Maria Paola, Marina e Liliana si sono imposte naturalmente. Non sono famose, ma “significanti” in quanto donne che hanno preso in mano la loro vita, sono “partite da sé”, dai loro desideri e drammi personali, per arrivare a una politica rivoluzionaria. Sono racconti personali di donne che hanno constatato sulla loro pelle dei problemi poi messi in comune, per arrivare a un racconto collettivo che diventa narrazione storica.
Si tratta di donne che hanno avuto percorsi molto significativi.
Liliana, ad esempio, è stata tra le prime donne a impegnarsi nei centri antiviolenza e di lei ci sono anche diverse immagini di repertorio risalenti a venti anni fa. La sua fu una battaglia decisiva perché permise di capire che gli stupri avvenivano non solo per strada, ma anche in famiglia e portò, dopo molto tempo, a cambiare una legge che considerava la violenza contro le donne come una violenza contro la morale pubblica e non contro la persona. Questo ci dice molto del paese in cui viviamo.
A cosa fa riferimento il titolo?
Il titolo comunica che si tratta di “ragazze” anche ora che hanno 60 anni, e “la vita trema” è una scritta che ho trovato facendo un sopralluogo in quella che era la Casa delle donne, poi abbandonata nei primi anni ’80. Ci sono tante cose che tremano in queste ragazze di oggi: l’emozione, la rabbia, la paura.
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