Due i film italiani in concorso a Panorama, nell’ambito della Berlinale numero 69 (7-17 febbraio).
Un viaggio e un atlante inaspettato nelle norme, gli stereotipi, le convenzioni di genere nell’Italia di oggi. Un cammino lungo quei confini che chiamiamo maschile è Normal (nella foto) il nuovo film documentario di Adele Tulli, giovane regista (classe 1982) con un profilo internazionale nella produzione di cinema del reale.
Prodotto da FilmAffair, in coproduzione con due storiche realtà della memoria e dello sguardo collettivo come AAMOD e Istituto Luce Cinecittà, e con Intramovies, il film, realizzato in collaborazione con Rai Cinema e Ginestra Film, verrà distribuito nelle sale italiane da Istituto Luce Cinecittà mentre la distribuzione estera è affidata a Slingshot Films.
Quali sono i rituali, i desideri, i comportamenti legati al genere e alla sessualità? I gesti e i ruoli che spesso senza accorgercene condizionano le nostre identità? Normal è un viaggio tra le dinamiche di genere nell’Italia di oggi, raccontate attraverso un mosaico di scene di vita quotidiana dal forte impatto visivo, dall’infanzia all’età adulta. Un caleidoscopio di situazioni di volta in volta curiose, tenere, grottesche, misteriose, legate dal racconto di quella che siamo soliti chiamare normalità, mostrata però da angoli e visuali spiazzanti. Con uno sguardo insieme intimo e straniante, il film esplora la messa in scena collettiva dell’universo maschile e femminile, proponendo una riflessione – lucida e provvista di ironia – sull’impatto che ha sulle nostre vite la costruzione sociale dei generi. Per cercare un nuovo significato a quella che ogni giorno e spesso senza troppo pensiero (e cuore) definiamo normalità. “Nei miei film precedenti – spiega Adele Tulli – ho lavorato su temi relativi al genere e alla sessualità sempre scegliendo protagonisti che riflettessero il punto di vista di chi si colloca ai margini delle convenzioni sociali dominanti. In questo lavoro volevo sperimentare un cambio di prospettiva, concentrandomi proprio su ciò che viene considerato convenzionale, normativo, normale. L’idea è di creare degli accostamenti che riescano a provocare un senso di straniamento e di sorpresa davanti allo spettacolo della ‘normalissima’ realtà di tutti i giorni. Normal intende suscitare una riflessione sulle complesse dinamiche sociali attraverso cui costruiamo e abitiamo le nostre identità di genere”.
Adele Tulli ha studiato Screen Documentary presso la Goldsmiths University of London, focalizzando il suo interesse di ricerca anche sugli studi di genere e sulla cultura queer. Nel 2011 realizza il primo documentario, 365 Without 377 prodotto da Ivan Cotroneo che ha vinto, tra gli altri, il premio per il Miglior Documentario al Torino GLFF 2011. Mostrato in numerosi festival internazionali, racconta le lotte della comunità gay indiana. Il secondo film, Rebel Menopause, è il ritratto intimo della straordinaria ultraottantenne Thérèse Clerc, vincitore del IAWRT 2015 International Award. Attualmente Tulli vive e lavora tra Roma e Londra, dove ha completato un dottorato teorico‐pratico in cinema documentario alla Roehampton University, ed è attualmente impegnata in un post-dottorato alla University of Sussex.
Filmaffair è una giovane startup produttiva, nata dall’incontro di quattro professionisti con una solida esperienza nella produzione documentaristica – Valeria Adilardi, Luca Ricciardi, Laura Romano, Mauro Vicentini – con l’obiettivo di uno sviluppo editoriale e produttivo nel cinema documentario e non-fiction, attraverso una costante ricerca formale e narrativa.
Sempre nella sezione Panorama un film sulla trasformazione del corpo femminile e sul condizionamento sociale, Il corpo della sposa (Flesh Out), esordio al lungometraggio di Michela Occhipinti (Lettere dal deserto – elogio della lentezza) prodotto da Vivo film con Rai Cinema, in associazione con Films Boutique, con il contributo di MIBAC – Direzione Generale Cinema, con il supporto di Regione Lazio, sviluppato con il supporto di Europa Creativa – Programma MEDIA dell’Unione Europea. Il film, con le musiche originali di Alex Braga, ha vinto il premio EWA per il miglior progetto di regia femminile assegnato al mercato di coproduzione WEMW di Trieste e racconta la storia di una donna nella Mauritania di oggi, Verida, a cui la cultura locale impone di aumentare di peso per rendersi più desiderabile agli occhi degli uomini. Per fare questo la tradizione impone alle donne in cerca di marito di mangiare eccessivamente, anche a costo di adottare tecniche di alimentazione forzata come il gavage, l’alimentazione tramite sondino gastrico usata per nutrire le oche nella produzione del foie gras. Mentre il matrimonio si avvicina a grandi passi, pasto dopo pasto, Verida mette in discussione tutto ciò che ha sempre dato per scontato: i suoi cari, il suo modo di vivere e – non ultimo – il suo stesso corpo. “Fino a che punto i modelli sociali, spesso costruiti per soddisfare i desideri maschili, influenzano e condizionano le donne nel mondo?”, si interroga la regista. “La Mauritania nel film funziona come un ‘altrove’, in opposizione al mondo da cui provengo e vivo, e tuttavia, nella sua paradossale inversione di una serie di rapporti, si trasforma in uno specchio che mostra il modo distorto in cui il corpo delle donne viene sempre percepito”.
Tra gli altri nuovi titoli annunciati La Arrancada (On the starting line) di Aldemar Matias, Der Atem (The Breath) di Uli M Schueppel, Breve historia del planeta verde (Brief Story from the Green Planet) di Santiago Loza, Divino Amor (Divine Love) di Gabriel Mascaro, Light of My Life di Casey Affleck, The Shadow Play di Lou Ye.
Qui l’elenco completo dei film presenti a Panorama.
Il nuovo comitato di selezione del festival sarà composto da sette membri guidati da Mark Peranson: gli altri sono Lorenzo Esposito, Sergio Fant, Aurélie Godet, Paz Lázaro, Verena von Stackelberg, Barbara Wurm
Mehmet Akif Büyükatalay con la sua opera prima Oray ha vinto il GWFF Best First Feature Award alla Berlinale
"Scrivere questo film ha significato per me raccontare una verità, cosa che è diventata nel nostro paese sempre più difficile”. Questa è la dichiarazione di Roberto Saviano, vincitore del premio per la sceneggiatura alla 69ma Berlinale, assieme a Maurizio Braucci e al regista Claudio Giovannesi, per La paranza dei bambini, tratto da un suo romanzo
Orso d'argento per la sceneggiatura a La paranza dei bambini, Premio Fipresci per Dafne e un'accoglienza positiva per tutti i titoli della selezione italiana alla 69esima Berlinale. Il denominatore sorprendentemente comune sono i protagonisti di questi film, ragazze e ragazzi colti nella vita reale o a cui viene chiesto di interpretare personaggi vicini alla loro esistenza