“Pagine chiuse” rivive al Lido


VENEZIA – Il piccolo Luciano Mainardi viene affidato dal padre, il quale ha deciso di separarsi dalla moglie e non vuole che il bimbo resti con lei, a un collegio retto da religiosi. Affezionato alla madre, abituato a trascorrere le sue giornate in aperta campagna in compagnia di un cane, Luciano non riesce ad adattarsi, come i suoi compagni, alla nuova vita: si chiude in se stesso e non ha amici. Soffre in silenzio la mancanza dell’ambiente familiare, mentre gli ottusi religiosi, preoccupati soltanto della disciplina, reprimono ogni suo slancio.

Passa nella sezione retrospettiva 80! Alla 69ma Mostra di VeneziaPagine chiuse il capolavoro del ’68 di Gianni Da Campo, in versione restaurata grazie alla concessione dell’Asac, l’archivio storico della Biennale, di cui da sempre studiosi e operatori chiedono una maggior apertura e fruizione. I film della Mostra depositati presso l’Asac rappresentano un patrimonio prezioso: sono spesso copie uniche di film perduti o di versioni poi riviste per la distribuzione. Il distributore, Luce Cinecittà che al tempo si chiamava Italnoleggio, ha fornito tutti i materiali necessari all’opera di rimessa a nuovo, dagli internegativi al materiale di scarto. Analoghe operazioni sono state compiute per altri capolavori conservati dalla Biennale, passati a Venezia, come I cancelli del cielo di Michael Cimino, e su questo genere di operazioni si basa l’intera retrospettiva.

Da Campo, veneziano, allora ventitreenne, segna col film un felice esordio all’insegna di tematiche giovanili di ribellione, insofferenza per le istituzioni borghesi e cattoliche, e disattenzione affettiva, in linea con una certa tendenza cinematografica di spirito francese, che è iniziata con Zero in condotta, di Jean Vigo e pochi anni prima era culminata ne I 400 colpi di François Truffaut.
“Ho fatto questo film – dice – perché volevo denunciare i traumi che l’educazione cattolica precedente al Concilio Vaticano II ha provocato a molti esseri umani. Negli anni cinquanta il Cattolicesimo era il paradigma della violenza, del disonore e della sopraffazione. Nel film ci sono preti insensibili che parlano di Cristo e non lo conoscono.

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30 Agosto 2012

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