David Garrett interpreta Paganini. Per chi conosce il violinista tedesco-statunitense queste righe bastano a fare il film. Ne Il violinista del diavolo di Bernard Rose, in uscita con Academy Two il 27 febbraio, sono le mani virtuose di Garrett a rendere giustizia alle evoluzioni strumentistiche del suo rivoluzionario predecessore italiano, e anche se forse lui è troppo bello per renderne la figura gotica, misteriosa e non del tutto cristallina, è innegabile che, quando si mette a suonare, questo sia indubbiamente il Paganini più credibile dello schermo, specie se ricordiamo il modo bizzarro di impugnare lo strumento di Klaus Kinski nella sua versione del 1989.
“Non voglio fare come Mick Jagger o David Bowie – spiega il musicista che, reduce da un concerto a Napoli, si esibirà nei prossimi giorni a Genova e offre, prima della proiezione stampa, un piccolo assaggio della sua tecnica sopraffina – non diventerò un attore. Era una cosa di una volta nella vita. Inizialmente avrei soltanto dovuto dirigere la colonna sonora (contenuta nell’ultimo cd David Garrett vs. Paganini, insieme ad altri brani come un duetto con Andrea Bocelli) ma poi ho accettato di ricoprire il ruolo principale perché ci voleva qualcuno che sapesse tenere in mano il violino come si deve. Non sono Al Pacino, ma non serviva. Paganini è la sua musica e le sue esibizioni necessitavano credibilità. E ad ogni modo, essendo lui una sorta di rockstar d’altri tempi non è stato poi così difficile. So cosa significa iniziare a suonare da giovane, lo stress della vita in tour, i rapporti con i manager, la difficoltà di mantenere relazioni stabili. Ho fatto ricorso alla mia esperienza”. Nato musicista classico, Garrett si è specializzato nel cosiddetto ‘crossover’, ovvero il recupero in chiave ‘alta’ di melodie popolari: “Mutatis mutandis, io e Paganini non facciamo cose così distanti. Lui non faceva altro che riprendere melodie popolari che la gente potesse riconoscere, e ci applicava delle variazioni. Io faccio lo stesso con i Metallica o con Michael Jackson. Principalmente mi considero un musicista classico, quella è la mia casa, ma beh, è bello ogni tanto prendersi una vacanza, così poi quanto torni a casa tua ti pare ancora più bella. Per il film ho mantenuto le partiture originali di violino ma ho lavorato sugli arrangiamenti e le orchestrazioni, che non erano mai state scritte direttamente da Paganini.
Diciamoci la verità, lui era sublime ma non aveva i migliori arrangiatori a disposizione, forse perché non aveva tanti soldi per pagarsene di grandi. Quindi ho sentito l’esigenza di ampliare e modernizzare, usando sempre gli strumenti della tradizione. A Genova, dove si terrà l’anteprima del film il 19 febbraio al cinema Sivori, a cui seguirà un concerto di Garrett, il 20, al Teatro Carlo Felice, il musicista ha chiesto al comune di aiutarlo a togliersi uno sfizio lasciandogli provare lo storico violino suonato da Paganini per 40 anni, il cosiddetto ‘Cannone’ costruito da Giuseppe Guarneri del Gesù. “Ogni violino è diverso e non vedo l’ora di provare questo, per vedere come reagirò al suo tocco. Potrò provare quello che ha provato lo stesso Paganini. Per quanto anch’io mi possa ritenere fortunato. Il mio Stradivari ha un valore di 40 o 50 milioni di euro. Ci sono musicisti molto bravi che non potranno mai permetterselo, ed è un vero peccato”.
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