TORINO – “È molto interessante quello che succede oggi con il mercato televisivo che sta assumendo un ruolo importante anche per i passaggi dei film. Però cinema e televisione sono due medium profondamente differenti, e quello che penso si debba fare a un festival è identificare elementi ed esperienze che non possano essere trasposti sullo schermo televisivo, ma prendano vera vita solo al cinema. Questa è la frontiera che permette di identificare un prodotto cinematografico con valore artistico, questo è il tipo di film che premieremo”. Con queste parole il presidente di giuria del 35 TFF, Pablo Larraín, vincitore del festival nel 2008 col suo Tony Manero, primo capitolo della trilogia sulla dittatura di Pinochet, ha introdotto la consueta conferenza stampa di presentazione della giuria del Festival, composta quest’anno dall’attrice italiana Isabella Ragonese, dal regista scozzese Gillies MacKinnon, dallo sceneggiatore greco Petros Markaris, e dall’argentino Santiago Mitre, che con La patota ha vinto nel 2015 a Torino il premio per la miglior attrice (Dolores Fonzi) e che quest’anno presenta il suo interessante La cordillera nella sezione Festa Mobile.
“Mi auguro solo che il livello di qualità raggiunto dalla televisione oggi contribuisca ad aprire nuovi spazi per il cinema”, interviene Gillies MacKinnon che si ripromette di scovare al festival una voce capace di risuonare col suo spirito interiore. “Non darò necessariamente la mia preferenza a un film bello o intelligente, ma a qualcosa che doveva esser fatto, come molti esempi del cinema iraniano contemporaneo. Personalmente ho scelto di fare il regista grazie al cinema italiano degli Anni ‘50 e ‘60, per quella coerenza e bisogno di raccontare che era proprio di quella cinematografia”. Da vera habitué del festival, Isabella Ragonese, che frequenta Torino da anni come assidua spettatrice, si augura invece di riuscire mantenere quello stesso sguardo anche nel suo ruolo da giurata: “A parte l’emozione di condividere le opinioni con una giuria così prestigiosa, vorrei tenere lo sguardo più puro e meno tecnico dello spettatore che va a vedere i film e che ascolta con passione i commenti altrui”. Perché è impossibile parlare di regole per quanto riguarda i giudizi su un’opera cinematografica, come sottolinea Petros Markaris, co-sceneggiatore di molti film e amico per quarant’anni di Theo Angelopoulos. “L’arte sfugge a ogni regola, non è in base alla logica che un’opera può essere giudicata. La si può solo osservare e godere, il giudizio che ne deriva è il risultato di un’espressione personale e di una comunicazione avvenuta a livello emotivo”.
Pablo Larraín, Petros Markaris, Gillies MacKinnon, Santiago Mitre e Isabella Ragonese giudicheranno il Concorso Internazionale aperto a lungometraggi e documentari e assegneranno i cinque riconoscimenti previsti: miglior film, Premio speciale della Giuria, migliore attrice, migliore attore e Premio per la migliore sceneggiatura.
Il bilancio delle presenze e degli incassi dell'edizione 2017 del Torino Film Festival è in linea con quello quell'anno scorso, a fronte della diminuzione del 20% dei film in programma e dell'abbassamento delle sale a disposizione da 11 a 8. Nell’edizione del 2017 si sono avute 63.000 presenze, 101.642 posti disponibili, 26.700 biglietti singoli venduti e 250.000 euro di incasso
Menzione speciale della Giuria e Premio Cipputi per il miglior film sul mondo del lavoro, a Lorello e Brunello di Jacopo Quadri, storia di due fratelli contadini che si occupano da sempre della fattoria di famiglia, lavorando tutto il giorno in armonia con la natura ma sotto la minaccia del mercato globale
Al TFF fuori concorso il documentario Pagine nascoste di Sabrina Varani, distribuito a primavera da Luce Cinecittà. Un viaggio nella composizione del nuovo romanzo di Francesca Melandri. Un viaggio alla scoperta di un padre, diverso da come si credeva. La scoperta inattesa di una memoria personale, che diventa memoria della nostra Storia. Del nostro presente
"La direzione del festival la considero un’esperienza molto positiva che sarei felice di continuare. Ma la decisione a questo punto spetta al Museo Nazionale del Cinema”, sottolinea Emanuela Martini nella conferenza di chiusura del festival che corrisponde alla scadenza del suo attuale mandato da direttore