GIFFONI – Leonardo DiCaprio “arriva a Giffoni”, l’affermazione non è impropria, perché – seppur non fisicamente presente – è il produttore di un film animato, Ozi – La voce della foresta, in anteprima a Valle Piana, con cui conferma la sua dichiarata e popolare attenzione per i temi ambientali, soprattutto puntando così a sollecitare la sensibilità sull’argomento a partire dal principio, ovvero dagli adulti di domani, il pubblico dei ragazzi, come lo sono i Giffoners, da rendere consapevoli sin da subito.
Siamo nella foresta pluviale con una piccola orangotango, Ozi appunto (voce originale di Amandla Stenberg), a cui il disegno animato restituisce una sofisticata emotività, soprattutto per la resa di uno sguardo che a tratti supera la profondità di quello umano, suscitando effettivi sentimenti di commovente empatia.
Lì, in quello che dovrebbe essere il cuore vergine della Madre Natura, la sua casa, quel paradiso terrestre viene distrutto dalla peggiore delle bestie, l’essere umano, che, se si manifesta nella sua forma più deleteria, qui altrettanto si riscatta con l’impegno dei volontari. S’abbattono i muri apparenti, quelli della comunicazione tra animale e uomo, che con la lingua dei segni e il desiderio reciproco di stabilire un dialogo, fanno sì che quella piccola primate assuma un profilo super pop, nel tempo corrente anche abusato e talvolta inconsistente, ma per questa causa ecologica assolutamente vincente: Ozi diventa influencer.
Tim Harper – regista – e DiCaprio evidentemente hanno scelto un soggetto dalle sfumature altamente contemporanee, con le quali il pubblico a cui parla il film ha confidenza quotidiana, così da cercare di stabilire subito identificazione e una simpatia famigliare, pur non facendo sì che l’aspetto più frivolo ed egocentrico sovrasti quello principe del messaggio ecologico.
Ozi è sola, questa è la cruda realtà, ma… un piccolo spiraglio accende la fiammella di un sogno: mamma e papà potrebbero non essere scomparsi con la distruzione e così Ozi comincia e compie il suo viaggio di formazione, tra coraggio e curiosità, timore e ricerca, spaesamento alla vista di un paesaggio circostante che è brutalmente mutato e non riconosce; la deforestazione ha ingoiato la sua casa naturale. Ozi, mossa dall’incoscienza vivace della sua età, ma altrettanto da un maturo senso di cura, non solo verso i suoi affetti personali, ma proprio verso quella che è la culla che ha permesso lei – e la sua specie, insieme a molte altre – nascessero e crescessero, decide che la sua missione non debba essere solo a fine famigliare e nessuno le toglie dalla mente la decisione di far conoscere al mondo intero quale sia lo stato malato della sua foresta pluviale.
Ozi – La voce della foresta, scegliendo un linguaggio attualissimo, e con una ricerca cromatica e del design animato certamente accattivante, laddove – a tratti – anche quasi materica, perché a più riprese ti sembra dalla platea di poter toccare le foglie, poter accarezzare il pelo della scimmietta, sentire quasi i profumi del sottobosco, è un film che sostiene con la lievità del racconto fiabesco, il realismo della condizione ecologica, quindi la missione a battersi per un futuro più sostenibile.
Il film esce al cinema dal 19 settembre, distribuito da Notorious Pictures.
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