Ornella Muti è giunta a Cormayeur, per il Noir in Festival, in compagnia del regista Lucas Belvaux per presentare Un Couple Epatant, prima parte di un progetto cinematografico piuttosto ambizioso. Il film di Belvaux fa parte di una trilogia (Cavale e Apres la vie sono gli altri due episodi in programma oggi e domani al festival) che attraversa tre diversi generi. Ornella Muti è la protagonista principale del primo film, una divertente commedia degli equivoci, mentre negli altri due, un thriller e un melò, ha una parte più defilata. Ogni pellicola è collegata alle altre ma può essere vista come un film a se stante, narrando a rotazione le vicende di due personaggi in particolare e tenendo sullo sfondo gli altri.
Strano destino quello della signora del cinema italiano, impegnata per lo più in produzioni europee. Con Lucas Belvaux aveva già lavorato in un film che in Italia non ha avuto distribuzione alcuna, Pour rire!. E’ nato un nuovo sodalizio artistico?
Lucas mi ha cercato e ha scritto per me una parte in un progetto che ho subito considerato molto stimolante. Amo i registi giovani e intelligenti che vogliono osare. E la Trilogie è proprio una di quelle produzioni che mi attirano. Sono un’attrice internazionale e se lavoro poco in Italia non è un problema. Belvaux è un regista che possiede un grande rigore. E’ un perfezionista. Ma è anche un amico e perciò, nonostante la fatica, durante le riprese mi sono sentita a mio agio.
Seppur corteggiata da tutti, Cecile (la donna interpretata dalla Muti) non è certamente una femme fatale.
E’ vero, Cecile è una moglie innamorata, una mamma qualche volta in difficoltà. Prova paure e gioie quotidiane. Ripeto, a me piace interpretare ruoli diversi. Magari nel futuro sarò una dark lady, chi lo sa.
E’ solo un desiderio, o possiamo considerarla un’anticipazione?
No, per ora posso dire che ho quattro progetti in cantiere, tre europei e uno italiano. Girare un noir sarebbe bello. Forse in Italia è più difficile che in altri Paesi, ma non impossibile. Ad ogni modo, non voglio anticipare nulla di più, perché il cinema non permette ipoteche sul futuro. Capita di accettare un ruolo per un film che poi non si farà più. Dunque aspetto di essere sul set per dire con certezza che sto lavorando a qualcosa di concreto. E poi fatemi godere un po’ il presente. Ieri è stata una prima anche per me. Non appena si finisce qualcosa, ecco che si pensa già al futuro. Sarebbe bello, invece, fermarsi e poter ammirare quello che è stato appena realizzato.
Lo Zio d’America ha segnato il suo ritorno in televisione. E’ soddisfatta di questa nuova esperienza?
Un attore di cinema guarda le produzioni televisive con sospetto. E’ importante accettare ruoli per il piccolo schermo perché comunque si ha a che fare con un mezzo di comunicazione enorme, certamente più grande del cinema. Tuttavia, la televisione è piatta e si sperimenta poco. Nel caso de Lo Zio d’America mi ritengo soddisfatta. E’ stato un successo di pubblico e io ho interpretato un ruolo che mi era congeniale.
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