È la sala virtuale la grande novità della 69° Mostra, che finalmente ha rivelato il suo snello ma avvincente programma (circa 60 film in tutto): “Il festival sperimenta l’online, la maggior parte dei film di Orizzonti avranno infatti una proiezione in streaming in contemporanea alla proiezione al Lido”, racconta il direttore Alberto Barbera. Cinquecento persone in tutto il mondo, prenotandosi e pagando un biglietto di 4 euro, potranno vedere 15 film e 12 corti della sezione, molto ricca e dotata anche di giuria e premi. “Non ci sono rischi tecnici di pirateria, le piattaforme sono sicure, i film possono essere visti una sola volta – dice ancora Barbera – e non c’è neppure il rischio che la forma festival si trasferisca in rete, perché il festival rimane un luogo fisico imprescindibile per creare l’evento attorno a registi, attori, esponenti dell’industria e per vedere i film su uno schermo grande anziché a casa da soli. Ma per i piccoli film indipendenti la sala online è un’opportunità in più e infatti quasi tutti i produttori hanno detto sì”.
Solito palcoscenico, quello dell’Hotel Excelsior di Via Veneto, ma musica diversa con un direttore d’orchestra come Alberto Barbera alle cui spalle campeggia l’immagine iniziale della nuova sigla, col tratto inconfondibile di Simone Massi, un bambino con la canna da pesca e un rinoceronte di felliniana memoria. “Ricomincio da dove avevo finito, da Mira Nair. Leone d’oro nel 2001, il mio ultimo anno, con Monsoon Wedding, ora aprirà la Mostra con il suo Reluctant Fundamentalist“, dice il critico piemontese, anche a capo del Museo del Cinema di Torino.
Tocca al presidente della Biennale Paolo Baratta parlare degli eterni restauri al Palazzo del cinema: Sale Zorzi e Pasinetti rinnovate, via la Sala Volpi e al suo posto ecco il foyer che era stato ridimensionato negli anni ’50 e ora viene riportato all’antico; chiuso finalmente il buco davanti al Casinò, sono molti metri quadrati che tornano ai festivalieri senza più barriere e transenne.
Il mercato sarà uno dei punti qualificanti. “Ho sbagliato dieci anni fa a dire che i mercati non sono più necessari perché i contatti avvengono su altre piattaforme – ammette Barbera – invece il luogo fisico d’incontro è assolutamente necessario, avremo cinque giorni industry e la maggior parte dei compratori hanno già aderito”.
Dall’Austria arriva la domanda sui costi – 13 milioni di euro, di cui 7,5 messi a disposizione dal Mibac – e quella sulla concorrenza con l’ex Müller. “La concorrente peggiore è la crisi – spiega Baratta – che può indurre i film selezionabili a trovare vie più economiche della partecipazione a un festival per farsi conoscere. Ma il fatto di aver spostato il Festival di Roma a novembre riduce il senso di frustrazione per noi. Auguro a Roma di trovare una sua collocazione specifica. Vedremo se vogliamo far vincere l’Italia o darci qualche cazzotto in testa, sport diffuso ma sul quale non vinceremmo certo le Olimpiadi”.
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