“On the road”, sesso, droga e.. misoginia


CANNES – L’impresa di adattare al cinema On the road, il mitico romanzo di Jack Kerouac, uscito nel ’57 dopo sei anni di rifiuti editoriali, adorato da molte generazioni, simbolo del “beat”, non è riuscita a Francis Ford Coppola che da regista l’aveva accarezzata a lungo (come pure Jean Luc Godard, Gus van Sant, Marlon Brando e Montgomery Clift). Ce l’ha fatta invece il brasiliano Walter Salles con un film che, a dire il vero, non rende giustizia all’opera e ne fa, secondo molti spettatori, una piatta rivisitazione. In concorso al Festival di Cannes, la pellicola, che in Italia uscirà l’11 ottobre con Medusa, ripercorre il vagabondare di Kerouac poco più che ventenne, tra il 1947 e il ’50, dall’Est all’Ovest dell’America e la sua amicizia con Neal Cassady, Allen Ginsberg e William S. Burroughs ma senza guizzi visionari. Comunque sia il regista di Central do Brasil ha ottenuto la fiducia dalla famiglia Coppola – che dal ’79 detiene i diritti del libro – e così Francis figura tra i produttori insieme a partner francesi e brasiliani. 

 

“Mi piacerebbe che On the road fosse visto da un pubblico giovane, che si abbandonasse al percorso anche doloroso dei protagonisti in una sorta di interrogazione sul senso della loro esistenza e che li spingesse a leggere il libro di Kerouac con la stessa passione con cui l’ho letto io a 17 anni, un’opera di ‘rottura’ che mi ha segnato”, dice Salles che ha realizzato un documentario “preliminare” percorrendo i 7.000 km descritti nel libro, intervistando tutti coloro che in qualche modo fossero legati alla Beat Generation, tra cui anche Wim Wenders padre riconosciuto del cinema on the road, ma anche Lawrence Ferlinghetti. Un incontro decisivo è stato quello con John Cassady, il figlio di Neal, poeta che nel romanzo si chiama Dean Moriarty e che nel film vediamo soprattutto a torso nudo mentre ha appena fatto l’amore o sta per farlo (è interpretato da Garrett Hedlund). “John ci ha fatto capire che Sulla strada non era un racconto sulla Beat Generation, ma sull’epopea di due ventenni ancora non consapevoli che quei viaggi avrebbero cambiato la loro vita e la loro personalità”. E’ evidente il forte legame con I diari della motocicletta. E Salles non ne fa mistero: “Come Ernesto Guevara, anche loro scoprono una geografia umana sconosciuta, viaggiano dalla giovinezza all’inizio età adulta, superano tutte le frontiere di una società molto conservatrice e puritana, quella di fine anni ’40”.

 

E’ giovane, con l’eccezione di Viggo Mortensen che fa lo scrittore eroinomane e visionario Burroughs, tutto il cast, come giovane è la ribellione che viene raccontata: in particolare fa notizia Kristen Stewart, la Bella di Twilight molto sensuale nel ruolo della disinibita Marylou, prima moglie quasi adolescente di Cassady. La vediamo attraverso lo sguardo di Sal Paradise (Sam Riley), alter ego di Kerouac. Giovane aspirante scrittore newyorchese, ha appena perso  il padre, quando incontra il nullafacente Dean Moriarty e la sua giovanissima moglie, Marylou appunto, appena sedicenne. Nel giro c’è anche il cugino di Sal, Carlo Marx (Tom Sturridge), che adombra il poeta beat Allen Ginsberg, omosessuale frustrato assai meglio tratteggiato nel recente Howl. L’intesa del gruppetto di intellettuali è totale: insieme provano droghe assortite, dalla marijuana alla benzedrina, si scambiano partner sessuali, prendono appunti per i futuri libri. Ma soprattutto viaggiano e lo fanno per il puro gusto di viaggiare, di cambiare scenario, con l’autostop o, se guidano loro, superando volentieri i limiti di velocità e rubacchiando benzina e biscotti nei drugstore. Il jazz è un ingrediente fondamentale di questa miscela caotica. E bisogna dire che musica nera regala al film alcune delle scene più azzeccate per ritmo. Lo spiega bene Viggo Mortensen che considera On the road “un’opera musicale a tutti gli effetti”. E aggiunge: “Rileggendo il libro, che conoscevo da sempre, ho capito l’attualità di questo movimento di protesta, quei giovani incarnano lo spirito della loro epoca, ma oggi, con la crisi economica e il ritorno del conservatorismo, i ragazzi tornano a rifiutare lo status quo, l’autorità, le banche… il libro di Kerouac non è più lettera morta. La mia generazione guarderà il film con nostalgia, i ventenni avranno qualcosa in cui identificarsi”. 

 

Un lato oscuro di questa ribellione è tuttavia il rapporto con le donne, ancora sottomesse a ruoli atavici, destinate comunque al matrimonio: il che farà dire a una delle amanti di Kerouac, Bea Franco, “vorrei essere nata uomo”. Ne fa le spese anche Camille (Kirsten Dunst), che avrà due figli da Cassady. Camille è in realtà Carolyn Cassady che oggi ha 88 anni e ha accettato di raccontare a Salles la sua storia di madre single che ha cresciuto i figli avuti da Neal lavorando come infermiera, nonostante avesse un diploma di attrice teatrale e sicuramente non poche ambizioni, restando a casa e aspettando ogni volta che il poeta tornasse dalle sue peregrinazioni anche sessuali. “Stava con me per sentirsi rispettabile”, pare abbia detto Carolyn al regista, facendo una diagnosi molto spietata di quella relazione del tutto sbilanciata. Tuttavia Salles non pensa che il film sia misogino: “Tutt’altro. Il punto di vista femminile ha molto più spazio rispetto al libro e abbiamo usato proprio la testimonianza di Carolyn per scrivere alcune scene”.  

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23 Maggio 2012

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