OMAGGIO A GASSMAN


Come si fa una commemorazione? Cosa si dice a un grande che non c’è più? Come evitare il ciglio umido nel festeggiare un maestro dell’autoironia, del cinismo arguto, della iattanza buona, quale è stato Vittorio Gassman?
La serata che lunedì 15 gennaio il Teatro Quirino di Roma, sotto la regia morale di Diletta D’Andrea e con il contributo del Dipartimento Spettacolo, dell’ETi e dell’Anica, ha voluto dedicare a Gassman ha dato tutte le risposte – e quelle giuste – a questi interrogativi.
Platea folta di gente della politica, del cinema e del teatro, della cronaca mondana (c’erano anche loro, ebbene sì) ma soprattutto degli amici e colleghi di una vita, da Dino Risi a Mario Monicelli, da Suso Cecchi d’Amico a Francesco Rosi. Palcoscenico vuoto (all’inizio) ma immediatamente popolato dalle mille icone di Vittorio, fatte rivivere da uno straordinario film di montaggio voluto in ogni dettaglio dal giovane Jacopo Gassman. E, per prima cosa, l’immagine potente, quasi selvaggia del Mattatore che urla, dal fondo del suo teatro vuoto, contro chi parla, sussurra, schiamazza in platea. Poi una cavalcata veloce e nitida fino alla beffa, attraverso i pensieri sulla morte che l’Attore ha frequentato in tutta la sua carriera. Parole di altri, da Ferlinghetti a Melville, parole sue, perfino le irresistibili prese in giro contenute nel suo cinema, tra “Brancaleone alle crociate” e “Le piacevoli notti”. E per suggellare il tutto, dopo un applauso interminabile, qualche “confessione” del Gassman più vero con la voce di un commosso ma anche giocoso Corrado Augias.
Tutto finito? Nemmeno per idea. Oltre a un saluto in video di Paola (la figlia) e Ugo Pagliai, insieme in tournée, c’era spazio per un intero secondo tempo – come in uno spettacolo vero e proprio, le cui redini erano affidate a Vincenzo Cerami con la complicità di Nicola Piovani. Sul palco artisti volutamente non coinvolti in prima persona con il mondo del Mattatore (ma farei un’eccezione per il torrentizio e smagliante Gigi Proietti che invece divise con Gassman anche qualche esperienza americana): da Mariano Rigillo a Amii Stewart, da Roberto Herlitzka a Daniel Ezralow, da Francesco De Gregori allo stesso Piovani.
Ma la vera scoperta della serata, che l’Attore ha benedetto con un paio di azzeccati interventi “fuori campo”, è proprio il duetto Cerami/Piovani, una coppia dai tempi comici degna di Mel Brooks e Marty Feldman o – per restare in casa – di Tognazzi/Vianello. Qualcosa di forse mai visto e mai più visibile sui nostri palcoscenici, riservata a un pubblico perfino troppo ridotto rispetto a quelli che avrebbero voluto esserci e che, per una volta, ha trasformato un ricordo in una occasione indimenticabile. Purtroppo non si replica.

Leggi anche lo speciale di Tamtam sulla scomparsa dell’attore.

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16 Gennaio 2001

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