Se per noi occidentali “fantascienza giapponese” fa tradizionalmente (inesorabilmente) rima con “Godzilla”, il Far East Film Festival è pronto a dilatare il nostro perimetro: s’intitola, appunto, Oltre Godzilla – Futuri alternativi e scenari la preziosissima retrospettiva che attraverserà il calendario della diciottesima edizione! Curata dal super esperto Mark Schilling, così come l’omonima pubblicazione splendidamente illustrata da Francesca Ghermandi e realizzata per l’occasione, l’avventura di Oltre Godzilla è composta da 10 film e porterà a Udine un grande maestro della Sci-Fi nipponica: Obayashi Nobuhiko, classe 1938, regista libero e visionario, che il 25 aprile riceverà il Gelso d’Oro alla Carriera “accompagnando” sul palco il suo cult House.
«Gli appassionati – scrive Mark Schilling – considerano da molto tempo il Giappone una superpotenza del cinema di fantascienza, soprattutto per un sottogenere, i film di mostri, e per un personaggio, Godzilla. In realtà, i film di fantascienza giapponesi degli anni Cinquanta e Sessanta, affollati di razzi spaziali, UFO e vari tipi di armi e gadget esotici, saranno pure stati ispirati ai film sulle invasioni aliene di Hollywood, ma il loro stile unico, la loro energia e la loro immaginazione hanno influenzato non solo registi e animatori giapponesi, ma anche le loro controparti in tutto l’Occidente».
Ed ecco, quindi, i fantastici (è proprio il caso di dirlo!) 10: The Mysterians (1957), Matango (1963), Invasion of the Astro Monster (1965) Latitude Zero (1969) di Honda Ishiro, House (1977), School in the Crosshairs (1981), Exchange Students (1982) e The Girl Who Leapt Through Time (1983) di Obayashi Nobuhiko, Blue Christmas (1978) di Okamoto Kihachi e, dulcis in fundo, Gamera 3 (1999) di Kaneko Shusuke. Un’esplorazione ampia e curiosa dell’immaginario giapponese, al di là del «grande bestione squamoso» (Godzilla secondo Schilling!) e al di là della nostra pigrizia di spettatori. Ma lasciamo parlare direttamente l’ospite d’onore, mister Obayashi, che grazie al FEFF 18 ritornerà in Italia dopo tantissimo tempo (girò vari spot televisivi negli anni Settanta). Pochissime frasi che condensando un’intera filosofia cinematografica: «Immaginare la luna è meglio che fare una passeggiata sulla sua superficie. I film sono un mezzo per ricordare, non per registrare. Mi piacciono i documentari perché cercano di rivelare la verità su un argomento senza riuscirci appieno e penso che l’ironia di questo fatto sia molto interessante. I documentari hanno qualcosa dell’amore non corrisposto, mentre i film sono l’innamoramento puro, che non chiede nulla in cambio. È un amore unilaterale».
Lo stesso amore che, dal 10 aprile 1999, anima i fareasters di tutto il mondo e li spinge a tornare nella piccola roccaforte d’Asia chiamata Udine! Non resta che darsi appuntamento al Teatro Nuovo, sede storica del FEFF, e aspettare che il festival trailer 2016 firmato da Johnnie To apra ufficialmente le danze.
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