Il nuovo direttore del festival di Locarno si presenta al Lido: dopo l’esperienza alla Quinzaine des Réalisateurs Olivier Père approda al festival svizzero dall’edizione 2010 e, come prima cosa, annuncia una grande retrospettiva su Ernst Lubitsch, il grande regista tedesco emigrato negli Usa autore, tra l’altro, di Ninotchka. Tra le novità, un’inedita squadra di selezionatori, composta da Roberto Turigliatto (Italia), Philip Cheah (Singapore), Jean-Franois Deveau (Francia), Mark Perenson (Canada) e Agnès Wildenstein (Francia). CinecittàNews ha incontrato il neo-direttore alla Villa degli Autori.
Che impronta darà al Festival di Locarno?
In parte ci sarà continuità con la gestione di Frédéric Maire, in parte ci saranno dei cambiamenti. Rimarremo fedeli all’identità forte e alla storia antica di questo festival, andando alla ricerca della scoperta e della rivelazione di nuovi cineasti e di nuovi territori, che è un approccio che mi appassiona da sempre. I cambiamenti invece saranno legati un po’ alla mia personalità e un po’ alle osservazioni che sono giunte da molte parti sulla possibilità di migliorare questa manifestazione, rendendola ancora più viva e appassionante per tutti.
Quali saranno i cambiamenti più importanti?
Abbiamo già preso alcune misure per dare maggiore importanza al modo di mostrare i film. Innanzitutto ci saranno in cartellone meno titoli, perché nei festival la quantità non è sinonimo di qualità ed è necessario essere selettivi. Eliminiamo quindi la sezione Içi et ailleurs e ci concentriamo su due sole sezioni, che saranno in parte ridefinite. Cineasti del presente sarà ora rigorosamente riservato alle opere prime e seconde mentre la competizione internazionale manterrà la sua identità generalista. Entrambi avranno 18 film, a cui vanno aggiunti gli eventi speciali tra 5 e 10 e i Film in Piazza. Faremo piccoli omaggi a cineasti contemporanei, e daremo più spazio alla retrospettiva.
Perché ha scelto di omaggiare Ernst Lubitsch?
E’ una scelta personale nella misura in cui è uno dei miei cineasti preferiti, e poi è indiscutibile: è tra i 5 più grandi maestri del cinema. Per il festival è una sorta di ritorno alle origini e alle grandi retrospettive, e per l’occasione abbiamo rinnovato una partnership con la Cinémathèque Française. Questa retrospettiva, poi, è particolarmente importante perché si tratta di un cineasta di commedia, i cui film divertono oggi come ieri: questo aiuterà ad andare contro l’immagine di Locarno come festival un po’ austero e andrà in direzione di una maggiore apertura nei confronti del pubblico.
Avrà una particolare attenzione per il cinema italiano?
Personalmente ho sempre avuto una grande attenzione per il vostro cinema, sia in tempi gloriosi che in tempi di crisi, ma anche il cinema italiano dovrà avere grande attenzione nei confronti di Locarno: gli autori e i produttori dovranno capire l’importanza di questo festival.
Ha anche cambiato la squadra di selezionatori. In che ottica?
Credo sia normale cambiare i selezionatori quando si entra a dirigere un festival; è importante poter contare sulla propria squadra, con cui si è abituati a confrontarsi, a discutere, ad avere gusti e visioni in comune. E’ un comitato molto internazionale di persone con cui collaboro da tempo o che ho incontrato in questi anni, di cui apprezzo i gusti e che hanno dei contatti e dei rapporti nel mondo del cinema, con l’obiettivo di lavorare nel modo più efficace per creare un programma ambizioso.
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