Olivier Père: “Peccato non avere Virzì alla Quinzaine”


Accanto a Francesco Munzi con Il resto della notte, avrebbe potuto esserci anche Paolo Virzì alla quarantesima Quinzaine des Réalisateurs, ma Tutta la vita davanti, la commedia amara sul precariato dei call-center, è rimasta fuori dalla selezione per motivi più che altro “tecnici”. E’ ciò che spiega Olivier Père, direttore artistico della sezione parallela voluta nel 1969 dalla Société des Réalisateurs des Films (SRF), nell’intervista a CinecittàNews, in cui traccia anche un profilo del percorso attraverso cinematografie giovani e indipendenti dei quattro angoli del pianeta che caratterizza la prossima Quinzaine, in programma dal 15 al 25 maggio.

Per l’Italia concorre Il resto della notte di Francesco Munzi, perché questa scelta? Avete dovuto rinunciare a malincuore ad altri titoli italiani che avevate amato?
Di tutti i film italiani che ho visto quest’anno Il resto della notte è quello che mi è sembrato più adatto per la Quinzaine, perché Francesco Munzi è un giovane autore indipendente, abbastanza radicale, con un’idea molto forte di messinscena. Inoltre il suo è un film che ha una dimensione politica evidente, che riflette sulla società e sui rapporti di classe. Avevamo amato anche il film di Paolo Virzì, un’opera importante e molto interessante, ma purtroppo Tutta la vita davanti aveva l’handicap di essere già uscito in Italia. La Quinzaine privilegia le prime mondiali, tant’è vero che tra tutti i film che abbiamo selezionato ce ne sono solo due in prima internazionale, e tutti gli altri sono in prima mondiale.

 

Qual è la filosofia alla base di questa quarantesima edizione della Quinzaine des Réalisateurs?
Non è differente dal solito, cioé una selezione che ospita molti registi giovani e dalla quale emerge una nuova generazione di cineasti di tutto il mondo. Ci sono diverse opere prime e tanti registi che vengono a Cannes per la prima volta. Questa l’essenza e la filosofia della Quinzaine: proporre agli spettatori opere nuove, originali e inattese.

Questa è un’edizione di grandi celebrazioni, a partire dal film di montaggio che ripercorre la storia della Quinzaine.
La prima domenica, il 18 maggio, sarà la giornata di celebrazione del quarantesimo anniversario con la proiezione del documentario 40 x 15, un assemblaggio di materiali d’archivio e di testimonianze di registi che hanno presentato, negli anni, le loro opere nella nostra sezione. Ci sarà poi una cena a cui abbiamo invitato moltissimi registi e a cui sicuramente parteciperà Jim Jarmusch. Abbiamo invitato tantissimi cineasti di tutto il mondo: aspettiamo le loro conferme.

C’è anche qualche italiano tra i cineasti di 40 x 15?
I fratelli Taviani, che sono molto importanti per la storia della Quinzaine perché hanno mostrato molti dei loro film nella nostra sezione e, soprattutto, perché nel 1975 hanno aperto la Quinzaine con il capolavoro Allonsanfan, che fu un vero trionfo. Penso che sia stato anche grazie alla nostra sezione se i loro film, in seguito, sono entrati nella selezione ufficiale ottenendo anche la Palma d’Oro con Padre padrone.

Un’edizione della Quinzaine molto francese, con 12 titoli, su 22, prodotti o coprodotti dal vostro paese.
In questa visione c’è una parte di verità, ma è un po’ ingannevole. Non è colpa mia se nei film filippini, argentini o portoghesi c’è una parte – piccola o grande – di coproduzione francese. Non abbiamo nessuna intenzione di favorire i produttori francesi rispetto agli altri, ciò che ci interessa è solo mostrare film belli di registi interessanti e rappresentare il cinema di tutto il mondo. Non possiamo escludere una pellicola solo perché è stata realizzata con capitali francesi. Forse non avremmo dovuto inserire tutte queste coproduzioni perché si ha l’impressione che la Francia sia dappertutto, ma l’importante per me è l’identità culturale e geografica, la lingua e la nazionalità del cineasta. D’altronde la Francia è un paese molto forte nel sistema delle coproduzioni, non si può far finta che non sia così, e questo lo si vede anche nella selezione ufficiale: Che di Soderbergh e Maradona di Kusturica sono coprodotti dai nostri connazionali.

Il cineasta americano Jim Jarmusch sarà protagonista di questa edizione, in un anno in cui il cinema statunitense a Cannes appare abbastanza debole.
Jarmusch è un simbolo per la SRF e per la Quinzaine, la sua storia è molto legata a quella della nostra sezione, e per questo gli assegniamo la Carrosse d’Or. Del resto è stata proprio la Quinzaine a scoprirlo all’epoca di Stranger than Paradise con cui vinse la Caméra d’Or. Da allora i suoi film sono stati selezionati nella competizione ufficiale ed è diventato una star del cinema mondiale. E’ vero che quest’anno non ci sono molti film americani nelle varie sezioni di Cannes, e credo che accada semplicemente perché non è un’annata molto forte per il cinema d’autore statunitense. Noi, piuttosto che prendere film mediocri che non amavamo, abbiamo preferito prenderne uno solo, che però è formidabile: The Pleasure of Being Robbed di Josh Safdie, l’opera prima di un giovane autore indipendente che si inscrive nella scia dei primi film di Spike Lee e di John Cassavetes.

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28 Aprile 2008

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