Olivier Père: “Alla Quinzaine avrei voluto l’Archibugi”


E’ una selezione originale e sorprendente, anche e soprattutto rispetto ai suoi canoni già di per sé anticonformisti, quella che Olivier Père ha confezionato per questa sua ultima edizione alla guida della Quinzaine des Réalisateurs, prima di passare a dirigere il Festival di Locarno nel 2010. Nata nel 1969 come sezione parallela e indipendente del Festival di Cannes proprio per proporre un’alternativa consacrata al cinema nuovo e radicale, estraneo alle logiche commerciali e dello star system, la Quinzaine quest’anno inaugura con il nuovo film di una maestro del cinema americano: Tetro di Francis Ford Coppola. E’ solo una delle scelte forti che Père illustra in questa intervista a CinecittàNews che, con aggiornamenti quotidiani, dedicherà un focus alla Quinzaine.

Perché riservare l’apertura di questa 41a edizione a un grande regista come Coppola?
La Quinzaine è sempre stata uno spazio dedicato alla ribalta di cineasti molto giovani e di nuovi paesi, ma anche di grandi maestri del cinema. Negli anni abbiamo accolto autori come De Oliveira, Bresson e, l’anno scorso, Skolimowski. Questo dimostra che non siamo specializzati in primi e secondi film, ma nella scelta di opere e cineasti originali e indipendenti, e in questo senso la scelta di accogliere Coppola è assolutamente coerente, perché Tetro è un film autoprodotto, realizzato in modo indipendente e secondo una logica di resistenza al cinema dominante, espressa anche con la decisione del regista di rifiutare una collocazione, seppure fuori concorso, nella selezione ufficiale. Coppola è stato molto contento di proporre il film alla Quinzaine; con Tetro è come se cominciasse una nuova carriera, con lo spirito libero di un giovane cineasta.

La Quinzaine ospiterà eventi particolari accanto alle proiezioni?
La presentazione di Tetro nel giorno di apertura, il 14 maggio, sarà un vero e proprio evento. Coppola sarà presente insieme all’interprete Vincent Gallo per una masterclass-dibattito destinata alla stampa e al pubblico.

Come spiega la forte presenza americana?
Abbiamo visto tantissime opere prime e seconde indipendenti dagli Stati Uniti e abbiamo fatto molte scoperte. Abbiamo Go Get Some Rosemary di Josh Shafdie e tre commedie provenienti dal Sundance, tra cui I Love You Philip Morris, film d’esordio di due sceneggiatori. Un’opera molto originale nel panorama del cinema americano e sorprendente per la nostra selezione, visto che ci sono due attori di spicco come Jim Carrey e Ewan McGregor. In ogni caso la Quinzaine non è stata mai colpita dalla crisi del cinema americano e dallo sciopero degli sceneggiatori, perché non abbiamo mai considerato le opere delle major a scapito del cinema indipendente, che ha continuato a sfornare film più o meno interessanti e originali a seconda delle annate.

La selezione di quest’anno presenta novità importanti rispetto al passato?
Una novità è che ci siamo aperti di più al genere della commedia, anche grazie ai film targati Usa. E’ un cinema d’autore ma nello stesso tempo popolare, che ci permette di entrare in contatto con il grande pubblico e di sfatare quella visione caricaturale della Quinzaine come ghetto riservato ai film serissimi e lenti. Detto questo, abbiamo scelto i titoli in base alla loro qualità, e non semplicemente per motivi di genere.

Colpisce l’assenza del cinema italiano.
Abbiamo sempre avuto un rapporto molto stretto con il vostro cinema, che personalmente amo molto, ma dal nostro punto di vista questa è stata un’annata povera. Non sono andato a Roma per visionare i film, un altro selezionatore è stato in Italia e non ha trovato nulla di straordinario. Ho visto però il film di Francesca Archibugi Questione di cuore e mi è piaciuto, ma il fatto che fosse già uscito in Italia non mi ha permesso di selezionarlo.

Un po’ di Italia è presente però con il film di Covi e Frimmel.
In effetti La pivellina si svolge in Italia ed è parlato in italiano. L’ho amato perché onesto e commovente, realizzato con pochi mezzi ma interessante per la forte presenza della parte documentaria. Mi è sembrato che si inscrivesse nella scia dei film della grande tradizione neorealista, con un’intensa dimensione sociale unita alle emozioni e a un bel ritratto dei personaggi.

Chiuso il capitolo Quinzaine passerà alla guida del Festival di Locarno. Come affronterà il nuovo impegno?
Frédéric Maire è ancora in attività ed è giusto che porti a compimento il suo lavoro senza interferenze. Posso dire che sono fiero e felice di essere stato nominato direttore di questo festival e che darò il meglio per perpetuare la sua storia e la sua tradizione di grande qualità.

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11 Maggio 2009

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