NINO RUSSO


Dopo i Due amici beckettiani, passati alla Settimana della Critica veneziana, arriva in sala Fondali notturni di Nino Russo. La pellicola promette, come quella di Scimone e Sframeli, un approccio simile sul fronte della sperimentazione linguistica tra cinema e teatro. Protagonisti un’edicolante (Ida Di Benedetto) e un venditore di sigarette di contrabbando (Massimo Ranieri) che passano insieme la notte nella piazzetta di una Napoli immaginaria e insolitamente silenziosa. Per ammazzare il tempo Peppino e Donna Vincenza instaurano una conversazione dove si alternano comicità e litigi. A interrompere il duetto ci pensano le voci di Eduardo De Filippo, Vittorio De Sica e Paolo Stoppa, oltre a un gruppo di teatranti che cercherà di montare uno spettacolo proprio nel vecchio palcoscenico della piazzetta. Fondali notturni, girato in appena tre settimane, è prodotto da Gam Film con un miliardo e 800 milioni di vecchie lire. Esce il 27 settembre prossimo.

“Fondali notturni” è una versione partenopea di “Aspettando Godot”?
Mi ha influenzato tutto il Teatro dell’Assurdo, non solo Beckett. Con i miei film ho sempre cercato una commistione dei linguaggi cinematografico e teatrale. L’ambiente è sempre lo stesso, ricostruito, c’è unità di tempo e di luogo, ma la macchina da presa va a frugare tra le voci e le immagini che filtrano dagli interni dei palazzi. C’è un gioco di citazioni, da L’oro di Napoli a Napoli milionaria, da Carosello napoletano a Natale in casa Cupiello, che richiamano le atmosfere di un certo periodo artistico napoletano. Poi verrà il giorno con i rumori della città, la vita riprende il sopravvento e la dialettica notturna fra i due personaggi fatta di essere o non essere scompare.

Il suo sembra un momento di riflessione su un certo tipo di cinema italiano oggi non più vivo…
Direi piuttosto una rivisitazione di un certo modo di fare cinema e teatro. Peppino e Vincenza sono immersi in uno spazio deserto. Le uniche presenze vive che interrompono quella sospensione saranno degli attori, persone che fingono una presenza. Ripropongo la cultura napoletana di una volta, oggi destinata fatalmente a scomparire. Fondali notturni vuole essere una presa d’atto di un mondo che via via è inghiottito dall’omologazione televisiva. Siamo nel deserto della cultura napoletana dove la solitudine metaforica diventa fisica.

Eppure Napoli continua a sfornare realtà artistiche interessanti.
Ci sono realtà molto vitali che avrebbero meritato molta più attenzione, e invece ne hanno ottenuta pochissima.

Il direttore della fotografia è Fabio Cianchetti, che ha appena finito di lavorare sul set di Bernardo Bertolucci. Quali luci avete scelto?
Abbiamo lavorato su una fotografia non naturalistica. Le luci sono state adoperate per creare contrasti di vuoto/pieno, luce/ombra. E’ una fotografia con una specifica funzione evocativa.

Il film contiene molte citazioni cinematografiche: ha avuto problemi di diritti.
Ci ho messo un anno per risolvere tutto l’aspetto legale della faccenda. Volevo utilizzare delle scene de L’Oro di Napoli ma poi ho dovuto realizzare delle sequenze utilizzando foto di scena. E’ difficile ottenere un’autorizzazione all’uso del film, i suoi diritti sono ad Hong Kong.

Lei ha girato in pochissimi giorni: diciannove.
Il merito è di Ida e Massimo, due grandissimi professionisti. Ogni volta che arrivavano sul set mi facevano la scena in pochissimo tempo. Non voglio dire che era sempre buona la prima, ma quasi. Gli attori di teatro dovrebbero essere più scoperti dal cinema, sono una vera risorsa.

La colonna sonora?
Ci sono musiche di Daniele Sepe, canzoni interpretate da Pietra Montecorvino e rielaborate da Eugenio Bennato.

autore
19 Settembre 2002

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