NINO BIZZARRI


Un lungo carrello in bianco e nero segue l’incedere di Ennio Flaiano tra la folla e le insegne bilingue dei negozi. Lo scrittore, avvolto nel suo paltò, appare come un perfetto animale metropolitano, segugio di se stesso in una città nuova, Montreal. Questo frammento di pellicola è tratto da Oceano Canada, unico film-documentario che Flaiano girò durante uno dei suoi viaggi, ed è stato usato da Nino Bizzarri per raccontare L’uomo segreto, documentario sulla statura umana e artistica di “uno dei grandi scrittori del ‘900″.
Il documentario, nei Nuovi Territori veneziani il 5 settembre alle 19.00 in Sala Perla, racconta l’uomo malinconico e tuttavia vitale; il giovane ancora senza baffi e senza occhiali sulla spiaggia di Pescara, sua città d’origine; il rapporto non sereno tra lui e Federico Fellini, cineasta con il quale scrisse le sceneggiature di La dolce vita, 8 1/2, I vitelloni, Lo sceicco bianco e tante altre fino alla rottura definitiva. 70 minuti tra presente e passato, b/n e colore, sulle note leggere di Wim Mertens e John Surman.
Appaiono le parole straordinarie di alcuni scritti, le lettere oltre alle testimonianze di persone a lui molto vicine: la moglie Rosetta, Masolino D’Amico, figlio di Suso Cecchi con cui Ennio Flaiano lavorò, oltre agli amici come lo scrittore Raffaele La Capria, Anna Proclemer, lo sceneggiatore Tullio Pinelli e Bruna Parmesan.

Flaiano un “Uomo segreto”, perché?
Si è sempre detto che Flaiano rideva molto e faceva battute, in realtà rideva pochissimo e raccontava di sé ancora meno. Della malattia della figlia Luisa, chiamata affettuosamente Lelé, lo scrittore non parlò mai, neppure con i suoi migliori amici. Sul piano umano era pudico, ma non si risparmiava sul piano artistico. Flaiano sentiva la pena dell’esistenza in modo malinconico eppure vitale. Era un’artista con un alto senso della morale, specchiato, trasparente, leale nei rapporti.

Una sua frase: “Le amicizie frivole finiscono per una frivolezza”.
E’ una lettera scritta da Flaiano a Fellini. Tra i due vi fu una rottura: Flaiano riconosceva a Fellini delle qualità artistiche straordinarie eppure non lo amava sul piano umano. Dal canto suo, il cineasta riminese voleva accanto uno scrittore come Flaiano ma si sentiva sempre messo alla prova sul piano umano.

Lei sostiene che solo ora si comincia a capire la statura dello scrittore.
Negli anni ’40, ’50 e ’60 si imponeva una scelta artistica fra neorealismo e avanguardia. Flaiano non scelse, perché pensava si trattasse di una falsa dinamica, già dissolta mentre si svolgeva. Flaiano allora era altrove, in quell’‘altrove’ che è il nostro oggi. Come scrittore fu capace, come pochi altri del nostro secolo, di raccontare con straordinaria lucidità il presente.

Lo scrittore voleva dirigere un solo film…
Melampo, da una sua novella omonima. Marco Ferreri la usò in seguito per La cagna. Flaiano non vi riuscì mai: i produttori coinvolti nel progetto, in particolare Carlo Ponti, non gli vollero mai affidare la regia eppure lui che quella volta si intestardì. Era la storia di un incontro nata in seguito al coinvolgimento tra lui e Camilla, un’italoamericana di New York che lavorava come giornalista di moda. Ennio Flaiano, senza averne l’aria, indagava continuamente sul rapporto uomo-donna e quella volta ci teneva a dire qualcosa.

autore
05 Settembre 2003

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