CANNES – Lee Daniels, il regista afroamericano, classe 1959, rivelato da Precious (due Oscar, per la sceneggiatura e l’attrice non protagonista), non vuole certo nascondere le sue origini. “Avete presente The Help? Per noi era lo stesso. Nella mia famiglia andavano a servizio da ricchi bianchi e so cosa vuol dire”. Racconta anche ai giornalisti che suo fratello è in carcere e che sta allevando i suoi figli. E prosegue: “Adesso che è arrivato Obama queste cose sembrano cancellate, ma noi neri americani sappiamo la verità e io voglio raccontarla nei miei film”. Così il suo The Paperboy, in concorso a Cannes, anche se farà parlare di sé soprattutto per le scene di sesso piuttosto brutali che coinvolgono la diva Nicole Kidman, vuole essere soprattutto una rievocazione del clima di razzismo che si respirava in uno Stato del Sud, la paludosa Florida, alla fine degli anni ’60. Con cameriere e mamie che sembrano davvero uscite da The Help, legate a doppio filo alle famiglie agiate dove lavorano, dove hanno allevato i bambini e curato i malati, ma in cui restano escluse e vengono trattate senza un filo di rispetto. C’è un personaggio del film, quello a cui è affidata la narrazione della storia, la cameriera Anita (è la cantante Macy Gray), che esprime benissimo tutto questo. Ce n’è un altro, interpretato da Matthew McConaughey, giornalista omosessuale, che subisce un altro genere di discriminazione e alla fine viene stuprato e torturato da due balordi. “Non ho paura di dire la verità. Come gay nero mi è capitato che la mattina dopo essere stato insieme a un bianco, quello facesse finta di non conoscermi, si vergognava di farsi vedere con me”, dice ancora il regista, che sta lavorando a due progetti importanti: The Butler, sul maggiordomo nero della Casa Bianca Eugene Allen (nel cast Forest Whitaker, Liam Neeson, John Cusack, Oprah Winfrey e Jane Fonda) e Selma, sulla storica marcia di Martin Luther King per i diritti civili.
Insomma, con tutta questa energia non stupisce che abbia convinto Nicole Kidman a seguirlo in The Paperboy, tratto da un romanzo di Pete Dexter che anche Pedro Almodovar avrebbe voluto adattare, una storia molto noir, a base di sesso e violenza, con un’ambientazione a dir poco squallida, dove l’attrice incarna una sorta di Barbie in carne ed ossa. Ciglia finte, parrucca cotonata, abitini succinti dai colori pop, collant che vengono strappati nella foga dell’amplesso. E’ Charlotte, che si è innamorata di un omicida (John Cusack) attraverso uno scambio epistolare e ha deciso di sposarlo. In una scena piuttosto hot, durante una visita in carcere, lo porta all’orgasmo mimando un rapporto orale senza neanche sfiorarlo. “Sono sempre alla ricerca di personaggi che mi facciano oltrepassare i limiti e, avendo adorato Precious, mi sono fidata di Lee e ho accettato nonostante il basso budget”. Tanto basso che si è dovuta inventare da sé trucco e abbigliamento, facendo le prove in bagno davanti allo specchio e identificandosi via via col personaggio. E non ha trovato difficile neanche la famosa scena del ‘colloquio’ in carcere. “E’ il mio lavoro di attrice, non c’è da meravigliarsi, non ho avuto esitazioni in niente. I miei film mi hanno fatto esplorare i diversi aspetti della vita e il contrasto con te stessa è la cosa più emozionante”.
Accanto a lei, nel ruolo di un ragazzo molto giovane che si innamora di Charlotte, l’ex idolo delle teen agers Zac Efron (High School Musical). Anche lui pronto a “sfidare le sue paure” in un’escalation di brutture. “E’ un giovane innocente che comprende il mondo che lo circonda attraverso una sorta di processo iniziatico”.
The Paperboy, prodotto da Millennium con la partecipazione dell’italiana Andrea Leone Films, non ha ancora distribuzione in Italia.
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