Nicola Cona


Ti piace Hitchcock?Entrare in produzione fin dalla fase progettuale del film anziché limitarsi a dare minimi garantiti a scatola chiusa: è questa l’ambizione di Rai Trade. Che sta vivendo un momento positivo con un incremento del fatturato passato dai 65 mln € del 2003 ai 71 mln € del 2004. Appena conclusi gli Screenings di Taormina e il MipTV di Cannes, negli uffici di Via Novaro, alle spalle di Via Teulada, si respira un’aria di ottimismo. Buona è stata la risposta dei compratori esteri, che hanno concentrato l’attenzione sulla fiction (Cefalonia, Ti piace Hitchcock?) ma anche sul reportage, specie se dedicato a Giovanni Paolo II. Immagini vendute in tutto il mondo tanto da convincere a realizzare in gran fretta un nuovo documentario, affidato a Sandro Lai, proprio sui funerali del Papa.

Ora è imminente un appuntamento importante come Cartoons on the Bay (Positano, 27 aprile-1° maggio) riservato all’animazione e ai programmi per i più piccini, mentre tra poco meno di un mese la compagnia sarà in forze al Marché di Cannes con un listino che comprende La febbre di Alessandro D’Alatri e il nuovo film di Pupi Avati Ma quando arrivano le ragazze?, oltre al cartoon ispirato a Johan Padan del Premio Nobel Dario Fo e all’episodio pilota della serie thriller Ti piace Hitchcock? diretto da Dario Argento, che potrebbe presto approdare anche nelle sale cinematografiche proprio grazie al successo ottenuto nei vari mercati dell’audiovisivo. Ma l’AD della società, Nicola Cona, progetta un’espansione anche in altri settori meno scontati, oltre a quello tradizionale dell’esportazione di cinema e della fiction targata Rai.

Quale situazione ha trovato al suo insediamento nel settembre 2004?
Una situazione buona soprattutto per quanto riguarda le vendite estere dei diritti del calcio e del ciclismo; per le attività musicali, che ci impegnano sempre molto, dalla classica alla leggera, e per la commercializzazione all’estero dei classici prodotti Rai. Siamo in attivo e non preleviamo soldi dal canone.

Quali settori meritavano invece un maggiore impegno?
Si è sottovalutato, ma questo vale per il sistema Italia nel suo complesso, l’enorme patrimonio artistico, culturale e ambientale del nostro paese. La Rai, nei suoi archivi, conserva testimonianze inestimabili della vita italiana dagli anni ’50 ad oggi: si tratta di filmati che all’estero ovviamente piacciono moltissimo, ma che anche in Italia hanno un loro mercato. Faccio un esempio: il documentario sull’alluvione di Firenze del ’66 girato da Franco Zeffirelli e commentato dalla voce di Richard Burton.

MontalbanoIn che modo possono essere utilizzati?
Abbiamo appena siglato un accordo con Poste Italiane per vendere i nostri prodotti nei PT Shop. Per ora siamo ancora in fase di sperimentazione ma possiamo già dire che vanno benissimo le fiction, da Montalbano ai vecchi Maigret, ma anche il teatro di Eduardo o Corto Maltese. Siamo pronti a commercializzare tutto il vasto patrimonio di immagini a nostra disposizione, dai prodotti per bambini di Melevisione alla collana filosofica di Rai Educational fino ai documentari della Linea Blu, sulle aree marine protette: siamo già partiti con un dvd sulle Isole Eolie. Questi sono prodotti richiestissimi anche nel Nord Europa e infatti stiamo pensando a creare accordi, per esempio, con le agenzie di viaggi.

Al Mip sono andati a ruba i documenti filmati su Papa Wojtyla.
Era inevitabile. L’interesse, che era già cominciato prima della morte del Pontefice, ha catalizzato l’attenzione delle reti tv straniere dopo la sua morte: Germania, Francia, Portogallo e Polonia hanno voluto a tutti i costi, ad esempio, il documentario realizzato da Fabio Zavattaro. Ma sono andate fortissimo anche le interviste ai cardinali che stanno per riunirsi in Conclave.

Avete siglato un accordo con Museimprese.
Sì, ci occuperemo della distribuzione degli archivi di numerose aziende, come Alfa Romeo, Alinari, Barilla, Guzzini. Si tratta di un patrimonio di cui fanno parte documentari di grandi autori, come Ermanno Olmi e Michelangelo Antonioni, che mettiamo a disposizione di chi volesse realizzare film, spot o altri lavori di repertorio: Martin Scorsese, per esempio. Oggi l’archivio di Rai Trade è secondo solo a quello della Bbc.

Da esportatori: quali sono le maggiori difficoltà a vendere il cinema italiano?
Il cinema italiano sconta purtroppo una debolezza anche verso il pubblico nazionale… a maggior ragione con gli stranieri che sono attirati soprattutto quando un film ha vinto un Oscar o almeno un premio importante. Più in generale penso che le nostre storie spesso siano un po’ strette. Infatti quando riusciamo a parlare in modo più universale, com’è accaduto con Il cuore altrove o La meglio gioventù, i film si vendono e piacciono. Per questo vorremmo entrare come partner nella fase di progettazione, per dire la nostra anche sull’esportabilità del film.

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15 Aprile 2005

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