“Non è una pellicola no global, Focaccia Blues è semmai glocal, cioè a favore dell’identità e delle tradizioni locali. Ecco perché anche le musiche sono realizzate da musicisti pugliesi. Avremmo voluto mostrare il film al Festival di Bari, ma il mixaggio è stato completato un mese fa, perciò lo presentiamo ora al Festival del cinema europeo di Lecce”. Così Alessandro Contessa che ha prodotto, con la sua Bunker Lab, questo piccolo film indipendente che narra con ironia una vicenda autentica, metafora della storia infinita tra Davide e Golia.
Un film low budget, costato circa 300mila euro e firmato da Nico Cirasola, regista e attore originario di Gravina di Puglia, che ha diretto in passato altri film di ambientazione pugliese come Albania Blues e Bell’epokèr. Cirasola questa volta miscela documentario e fiction, ispirandosi a quanto accaduto nel 2001 nel comune pugliese di Altamura, dove una piccola panetteria sfidò e vinse con la sua tipica focaccia – tra gli ingredienti olive nere, pomodorini, cipolla e origano – la concorrenza di McDonald’s, il gigante del fast food che aveva aperto un enorme spazio a pochi metri dal locale del pugliese Luca Digesù.
Focaccia Blues inizialmente doveva essere un cortometraggio, poi sono arrivati in aiuto i finanziamenti della Regione Puglia e della Apulia Film Commission, e il product placement di numerosi sponsor privati nazionali, non solo locali, come Peroni, Piaggio, Conad, Italgest, Banca Popolare di Puglia e Basilicata. E sono arrivate anche le partecipazioni di personaggi pugliesi famosi: Lino Banfi e Renzo Arbore alle prese con un litigio culinario – “E’ più buono il fungo Cardoncello o il Lampascione?” -, Michele Placido nei panni di un malinconico proiezionista e il politico Nichi Vendola in quelli di proprietario di una sala d’essai. L’ironica e un po’ surreale commedia di Cirasola esce nelle sale dal 17 aprile, distribuita dalla Bunker Lab, con un’uscita mirata in Puglia. “Abbiamo lavorato con grande impegno, passando più volte in sala di montaggio dopo aver mostrato il film in anteprime private a spettatori giovani e anziani”, anticipa il regista.
Come è nata l’idea?
Nasce dall’incontro tra il giornalista Onofrio Pepe e il produttore Alessandro Contessa. Loro mi hanno invitato a mangiare insieme questa squisita focaccia e mi hanno raccontato quel fatto che risale al 2001 e che già conoscevo, ma non in tutti i dettagli.
Il film si compone di una parte documentaria girata negli Stati Uniti?
Tra il 2007 e 2008 ho documentato il mio viaggio a New York e Chicago, dove sono andato con Onofrio Pepe per far conoscere la nostra focaccia pugliese e siamo stati nei luoghi tipici del cibo americano, come McDonald’s. Volevamo infatti che il presidente di questa società assaggiasse la focaccia, ma abbiamo scoperto che non c’era traccia di lui in questa azienda megagalattica. A Chicago abbiamo invece scoperto la prima università dell’hamburger.
Come l’avete portata oltre oceano?
La focaccia non è preparata per le questioni internazionali. Abbiamo provato a metterla sotto vuoto e arrivati in terra americana, una volta liberata da questa confezione plastificata, la focaccia ha ripreso la sua fragranza. A differenza del fast food statunitense che portato in Italia con quelle stesse tecniche si è rivelato, una volta scartato, muffa pura.
Siete riusciti a superare la dogana?
La focaccia non è ancora considerata tra i crimini internazionali. Siamo riusciti a portare una ventina di ruote.
C’è poi la parte documentaria pugliese?
Ho coinvolto gli abitanti di Altamura che sono stati gli autentici protagonisti della vicenda e che a loro modo hanno raccontato questa loro esperienza, dalla nascita alla morte del nemico della focaccia.
Cioè quel McDonald’s di oltre 500 metri quadrati?
Questa parola nel film non l’abbiamo quasi mai usata, anche perché gli abitanti di Altamura storpiano il nome: ‘Mec’, ‘Mecdona’, ‘Mecduna’. E alla fine il termine non si riesce neppure a distinguere. E poi il nostro film non va inteso come una battaglia senza quartiere contro McDonald’s, ma come un invito al rispetto reciproco della diversità.
Avete allora ascoltato anche le voci a favore?
Siamo stati democratici. Abbiamo registrato anche i pareri favorevoli, a cominciare dalle famiglie che andavano a festeggiare da McDonald’s i compleanni.
E i contrari come si sono comportati?
Bene. Questi abitanti hanno parlato anche del rispetto delle diversità dei cibi, della qualità della vita, del fatto che oltre ai grandi esistono anche i piccoli.
E il proprietario della panetteria, la cui specialità è proprio la focaccia?
Anche Luca Digesù racconta la sua storia come tutti gli altri abitanti di Altamura.
E il giornalista di ‘Liberation’ che ruolo ha?
Ci racconta la sua esperienza perché il suo giornale è stato uno dei primi a raccontare la vicenda. La notizia ha poi fatto il giro nel mondo: se ne è occupata EuroNews; un mio amico del Cairo mi ha chiamato essendone venuto a conoscenza attraverso la BBC.
E la favola d’amore tra il fruttivendolo Dante e la cliente Rosa, minacciata dall’arrivo del fascinoso forestiero Manuel?
E’ la semplice metafora di quanto accaduto ad Altamura. Si prestava, giocosamente e visivamente anche grazie ai colori, a dare fluidità a tutto il film, perché dietro l’angolo c’era il rischio di realizzare un docufilm.
La presenza nel cast di Nichi Vendola, presidente della Regione Puglia, ha suscitato non poche polemiche. ‘E’ uno spot elettorale’ ha lamentato il centrodestra.
L’idea di coinvolgere Vendola è venuta al produttore Contessa. Mi convinse da subito la presenza di un presidente di Regione, testimonial di un film che esalta le qualità della Puglia. E poi Vendola indossa i panni di un esercente di un piccolo cinema in crisi, anche lui alle prese con la grande concorrenza.
Nei giorni della prima edizione del Festival di Bari ci fu un suo intervento un po’ polemico nei confronti di questo evento.
La rassegna di Bari ha potuto contare su un budget cospicuo. Quando circolano risorse per il cinema siamo molto contenti, ma ci devono essere regole che consentano a tutti di organizzare eventi cinematografici. La neonata associazione ‘Cultura futura’ si occuperà anche di verificare e controllare l’uso del denaro pubblico in Puglia per la cultura. Trovo poi grave che qualcuno, appena arrivato in un posto, dichiari che prima di lui era il deserto culturale, disprezzando il lavoro precedente degli operatori locali.
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