La collection C’era una volta Vigàta si arricchisce di un nuovo capitolo con La concessione del telefono per la regia di Roan Johnson. Dopo il successo di La mossa del cavallo e La stagione della caccia, che hanno entrambi superato il 30% di share, l’immaginifico mondo di Vigàta nato dalla penna di Andrea Camilleri torna in tv lunedì 23 marzo in prima serata su Rai1 il tv movie tratto dall’omonimo romanzo storico.
“Una storia che nonostante il tono brillante ed esilarante, è un vero e proprio j’accuse sarcastico contro le storture e le contraddizioni della Sicilia e forse dell’Italia intera. Intreccia insieme rappresentazione dei meandri della burocrazia e della rete sfuggente del potere, un tema sempre attuale che parlando della situazione della Vigata postunitaria si riverbera sul paese e sull’oggi”, spiega il protagonista Alessio Vassallo. “Ogni volta che torno a Vigàta, (la seconda volta con un film tratto da un romanzo storico di Camilleri, le altre due con Il giovane Montalbano), è un’emozione indescrivibile”, dice l’attore. Vassallo veste i panni del maldestro Pippo Genuardi, piccolo ma ambizioso commerciante di legname, specializzato nel mettersi nei guai.
Ambientato in Sicilia nella seconda metà dell’800, il tv movie è targato Palomar in collaborazione con Rai Fiction, prodotto da Carlo degli Esposti, Nicola Serra, Max Gusberti. Nel cast Federica De Cola, Corrado Guzzanti, Fabrizio Bentivoglio.
Pippo Genuardi, nato a Vigàta il 3 settembre 1856, è un commerciante di legnami. Ma sia chiaro: quella non è la sua occupazione maggiore, anzi, potremmo dire che il suo vero talento è quello di cacciarsi nei guai. Spiantato, ironico, amante delle donne e della tecnologia, Pippo sembrerebbe aver messo la testa a posto sposando Taninè Schilirò, figlia dell’uomo più ricco di Vigàta, ma il nostro protagonista è appunto un uomo che in realtà non si accontenta mai. E così, spedendo tre lettere al Prefetto Marascianno (un napoletano paranoico e complottista), mette in moto un meccanismo che lo porterà a trovarsi sotto due fuochi incrociati: lo Stato, che pensa di avere a che fare con un pericoloso sovversivo, e l’uomo “di rispetto” Don Lollò, che inizia a credere che il Genuardi lo stia prendendo per fesso. Per ottenere l’agognata “concessione del telefono”, infatti, Genuardi sarà disposto a tutto: cercare l’appoggio di suo suocero, ma anche della mafia; corrompere funzionari pubblici e tradire il suo vecchio amico Sasà. Il tutto sotto gli occhi del Questore Monterchi, venuto dal Nord, che osserverà sgomento e impotente il concatenarsi folle degli eventi.
“La concessione del telefono – spiega Roan Johnson – è la storia di tre piccole palle di neve (che nel film hanno la forma di tre lettere inviate da Pippo Genuardi al prefetto Marascianno) che, rotolando piano piano, diventeranno una valanga che travolgerà il nostro povero protagonista. Il film è tratto dal romanzo omonimo di Camilleri che è un gioiello di ingegneria narrativa. Non solo per la struttura del libro così originale che alterna le ‘cose scritte’ (lettere, documenti, articoli di giornale) con le ‘cose dette’ (dialoghi secchi senza descrizioni). Ma anche perché la storia de La concessione del telefono è una sorta di bomba ad orologeria nascosta sotto un tavolo, di cui il lettore e lo spettatore possono solo intuire la presenza. E anche gli stessi personaggi e prima di tutto Pippo Genuardi non ne sentono il ticchettio, che aumenta di scena in scena. Pensano di essere più ‘sperti di molti, ma quando capiranno di essere più scemi di altri sarà troppo tardi. Con il film abbiamo provato a rendere onore a questa originalità del libro di Camilleri, dividendo lo schermo in modo naturale per lasciare uno spazio in cui poter scrivere i vari documenti, e cercando con voci over e altre idee visive di mantenere la forza di come le parole sulle lettere e nei documenti raccontino cose diverse da quello che si vede o si sente. Così abbiamo provato a raccontare come la formalità della burocrazia diventi un gorgo in cui il nostro protagonista, e forse con lui il ‘senso’ stesso della terra senza tempo in cui vive, verrà risucchiato. E la beffa è che dentro quella voragine dello Stato e in quelle spire della Mafia, il Genuardi ci si è cacciato da solo. Ma perché si è ‘amminchiato’ così tanto con questa diavoleria del telefono? Lo scopriremo solo nel finale a sorpresa, come lo ha costruito il maestro siciliano, anche se nel film sono seminati indizi della verità al tempo stesso assurda e ovvia che sta sotto tutta questa vicenda. Un libro e un film che nonostante il tono brillante ed esilarante, sono un vero e proprio j’accuse sarcastico contro le storture e le contraddizioni della Sicilia e forse dell’Italia intera. Una commedia sulla stupidità umana (da quella istituzionale e burocratica, fino a quella sentimentale) e, al tempo stesso, una satira sociale e politica di incredibile attualità”.
“Un gioiello di racconto che brilla tra i titoli dell’offerta di Rai Fiction tenendo insieme l’intrigo, la ricchezza dei caratteri con l’importanza di temi sempre attuali, attraverso la chiave dell’ironia”, sottolinea il direttore di Rai Fiction Tinni Andreatta. “Un film che offre al grande pubblico un felice incontro tra letteratura e televisione, un altro dono che ci ha lasciato Andrea Camilleri, uno dei romanzi in cui più si diverte a costruire paradossali congegni narrativi e a disegnare personaggi a partire dalla realtà storica della Sicilia dell’Ottocento. Rai Fiction con Carlo degli Esposti è orgogliosa di lavorare su questa produzione letteraria dei romanzi storici che rappresenta un fiore all’occhiello della nostra offerta, con la scrittura di Francesco Bruni, di Andrea Camilleri e di Roan Johnson che firma anche la regia che con eleganza di tocco intreccia i piani sfuggenti della storia e tratteggia una galleria di indimenticabili e irresistibili ritratti”.
Il produttore Carlo Degli Esposti ha tenuto a sottolineare: “La concessione del telefono è uno dei più importanti tra i romanzi storici di Andrea Camilleri, che teneva tantissimo alla struttura letteraria del romanzo. Per Roan Johnson e Francesco Bruni è stato un lavoro lungo ed entusiasmante gomito a gomito con Camilleri fino a quando, soddisfatto, Andrea mi ha chiamato e mi ha comunicato che la sceneggiatura gli piaceva moltissimo”.
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