“Napoli 24”, disaster movie sotto al Vesuvio


A Napoli si susseguono i sindaci, ma la nottata non passa mai. “A Napoli c’è il laboratorio del peggio a livello mondiale. Anche se De Magistris ha finalmente il coraggio di dire certe cose, dall’emergenza non siamo usciti, tanto che questo film si potrebbe definire un disaster movie. Bisogna riaffermare il primato della politica e dire con fermezza che occorre cambiare le cose”. A parlare è Angelo Curti, tra i produttori, con Nicola Giuliano e Giorgio Magliulo, di Napoli 24. Un film realizzato a basso budget, in digitale, ma con un’idea di cinema molto forte. Anzi, con 24 idee. Tra cui quella finale, folgorante, di Paolo Sorrentino che la sua città la lascia osservare dall’alto di una torretta a una vecchia principessa forse sorda. Centro e periferia, modernità e arcaismo, miseria e nobiltà… Racconta il cineasta, che è sicuramente il più affermato tra i 24 che hanno composto questo ritratto “plurale” della metropoli partenopea – alcuni di loro sono esordienti assoluti, altri si sono affermati dopo aver lavorato a questo progetto come Guido Lombardi, vincitore del Leone del futuro con Là-bas: “Avevo chiesto ad Angelo Curti di trovare una principessa anziana. Un po’ perché sapevo che nessuno dei miei colleghi si sarebbe occupato di questo, un po’ perché stavo scrivendo un libro in cui parlavo di una principessa inventata e ne volevo conoscere una vera. Del resto ‘Memorie di un uomo inutile’ di Francesco Caravita di Sirignano è uno dei miei libri preferiti”.

Il progetto, di cui parlammo nel 2010, all’epoca dell’anteprima al 28° Torino Film Festival, viene da lontano. A fine 2007 ci fa la proposta dell’allora assessore alla Cultura Velardi e di Luciano Stella, proprio durante la prima emergenza dei rifiuti. “Il film fu annunciato nell’estate del 2008 – spiega ancora Curti – ma dalla Regione non siamo riusciti ad avere nulla, neppure una risposta”. Forse non piaceva il tono tutt’altro che celebrativo. Intanto però erano arrivate 103 proposte da cineasti e videomaker per realizzare i micrometraggi ed è giunto anche il sostegno di Rai Cinema e dell’ Istituto Luce.

 

Spiega Nicola Giuliano: “In un momento di disastro con responsabilità politiche gravissime non ci sembrava il caso di raccontare qualcosa che non c’era. Certo, se ci fossero 30 anni di buongoverno, una città che diventa normale, allora sarebbe diverso. Ma a Napoli anche la grande illusione dell’era Bassolino si è dileguata e la gente pensa che domani sarà un giorno peggiore di ieri. Non a caso c’è stato un esodo negli ultimi dieci anni, perché non ci sono possibilità di lavoro e di sviluppo. Con il nuovo sindaco vedo piccoli segnali di un’inversione di tendenza, piccoli passi per un riaffermarsi progressivo della legalità e del senso di appartenenza”.

Nessuno stereotipo consolatorio, dunque, per la Napoli invasa dai rifiuti, ferita dalla camorra, deprivata dal cemento selvaggio, dove la malavita fa commercio anche dei loculi. A questa gente San Gennaro e gli altri miracoli non possono certo bastare, benché la fede sia quella antica, di sempre. Ancora Curti: “Napoli va al di là della convenzione anche se si esprime attraverso stereotipi. E’ una città porosa, instabile e bradisismica”. Per il produttore, tuttavia, l’arte viene prima della politica. “Il rinascimento napoletano è stata una conseguenza della rinascita dell’arte all’inizio degli anni ’90, quando si facevano film come Morte di un matematico di Martone e Rasoi. La speranza è che anche da un episodio di creatività come Napoli 24 possa venire un’indicazione per una nuova rinascita”.

Ma Sorrentino vuole allargare il discorso: “Questo è un film sull’Italia, ne riflette la mancanza di identità. I napoletani, con la loro attitudine recitativa, mostrano bene pregi e difetti di tutti gli italiani. In fondo, anche se non è un film alla Woody Allen, questi piccoli film sono 24 atti d’amore per la città”. Interviene infine Pietro Marcello, uno degli autori con Fabio Mollo, Ugo Capolupo, Bruno Oliviero, Roberta Serretiello. “Il montatore Giogiò Franchini è stato importante, decisivo. Questo è un lavoro di osservazione, anche se non è il classico film politico di montaggio, la politica è intrinseca”.

autore
10 Maggio 2012

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