Gli sciuscià e le sigarette con lo “sfizio” tra i seni di procaci venditrici, le segnorine che si prostituiscono per una scatoletta di carne e il sangue di San Gennaro che non si scioglie, l’eruzione del Vesuvio e l’acqua di mare che invano si cerca di trasformare in acqua potabile perché i tedeschi hanno fatto saltare tutte le tubature, i gatti serviti in umido e la fame atavica, a stento saziata dalla borsa nera… La Napoli dell’occupazione americana, quella della Tammuriata nera, incisa nel nostro immaginario, ma forse ormai un po’ sfocata, rivive in Naples ’44, il bel film di Francesco Patierno in selezione ufficiale alla Festa di Roma (era stato invitato anche alla Mostra di Venezia, ma ha preferito questa collocazione che garantiva maggior visibilità) e nei cinema con Luce Cinecittà dal 15 dicembre. A guidarci nel labirinto di questa città “orientale”, piegata e piagata dalla guerra e dalla carestia, che è anche quella raccontata da Curzio Malaparte, è il memoriale pacato e ricco di dettagli di uno scrittore inglese. Norman Lewis (1908-2003), uno scrittore che Graham Greene considerava tra i maggiori del Novecento e che annovera nella sua produzione diversi romanzi e soprattutto letteratura di viaggi. E poi questo diario scritto negli anni ’70 ma basato sui suoi taccuini di giovane ufficiale al seguito della Quinta Armata americana che entrò nella città partenopea nel ’43 arrivando da Salerno e da Battipaglia bombardate.
A lungo si è cercato di fare un film di finzione da questo libro in Italia pubblicato da Adelphi. Poi è arrivata l’idea di Patierno e dei produttori Davide Azzolini e Francesca Barra, quella di un film di montaggio. Con immagini di archivio, dal Luce a British Pathé, dal National Archive di New York al Nara americano fino all’Archivio storico della Resistenza di Napoli. E poi molti spezzoni di film: Paisà di Rossellini, La pelle di Liliana Cavani, Napoli Milionaria, O sole mio, Le 4 giornate di Napoli, Il Miracolo di San Gennaro, Il Re di Poggioreale. “Avevo fatto esperimenti di manipolazioni delle immagini in pubblicità e li ho messi in pratica nel mio precedente La guerra dei vulcani – racconta il cineasta napoletano – l’idea è dare un senso diverso alle immagini, così Totò diventa Lattarullo, uno dei personaggi di cui parla Lewis, un piccolo avvocato che vive di espedienti, che viene affittato per fare lo zio di Roma ai funerali, per dare una certa importanza al defunto. Avere a disposizione attori come Totò, Ingrid Bergman o Mastroianni è incredibile”, scherza Patierno. Che ha sentito parlare del libro di Lewis da suo padre: “Un giorno mi raccontò che era sopravvissuto a un bombardamento solo perché stava dalla parte giusta della strada. E poi aggiunse: se vuoi capire quei tempi, devi leggere Naples ’44“.
Alle immagini fa da preciso contrappunto la musica di Andrea Guerra e soprattutto la voce narrante, che nella versione originale è quella di Benedict Cumberbatch (e in quella italiana Adriano Giannini). L’attore candidato all’Oscar per The Imitation Game, stava lavorando a Dottor Strange e aveva appena fatto Amleto a teatro. “Per me è stata una scelta istintiva, la sua voce mi sembrava adatta a rendere al meglio quello scritto così equilibrato. Non volevamo una cosa retorica ma neanche asettica. Tra gli attori inglesi ci è sembrato una opzione non scontata”. Così la produttrice Francesca Barra ha insistito con l’agente che aveva rifiutato perché lui non fa documentari: “Non è un documentario e se avrà modo di leggere le parole di Norman Lewis, lo capirà”.
A Roma è venuta anche la vedova Maureen Lewis, che si commuove ricordando la stesura del libro. “Sono stata io stessa ad aiutarlo a scrivere a macchina e in quei momenti mi ha trasmesso tutte le sfumature del suo dolore”. Tutti insistono sulla grande empatia di Lewis, che non ha mai, neanche per un attimo, l’atteggiamento dell’occupante, del soldato vincitore, ma sempre una profonda pietas. Anche quando racconta le nefandezze di una città distrutta nel suo tessuto morale, dove un malaffare endemico prolifera. Prosegue Patierno: “Il suo ritratto di Napoli l’ho trovato fedele, partecipe ed equilibrato. Quel libro è anche uno specchio del presente, benché racconti il passato. Volevo che venisse annullata la distanza temporale tra passato e presente, quel tempo non è così lontano. Naples ’44 è uno specchio di quello che accade oggi ad Aleppo e non solo. Tutte le guerre sono uguali, la vita che ci si trova a fare in una città bombardata è la stessa in ogni latitudine e epoca”.
Interviene il produttore Davide Azzolini: “Da napoletano penso che Lewis abbia scritto le pagine più belle mai scritte sulla nostra città. Arriva dall’Inghilterra e trova un mondo piegato dalla guerra, dalla fame, dalle epidemie, dalla prostituzione, addirittura il Vesuvio che erutta, ma non c’è una parola nel suo libro che esprima distacco, giudizio negativo. Racconta lo schifo della guerra, che sia dalla parte di tedeschi o degli alleati. Le nefandezze di tutte e due le parti. E finisce la sua narrazione dicendo se rinasco vorrei rinascere italiano”.
Per Julien Evans, editore e biografo di Lewis, “La cosa principale è che Norman si immerge completamente nella vita della città e questo spiega anche l’ammirazione profonda dei napoletani per il suo libro, quando fu pubblicato lo stesso sindaco Valenzi lo chiamò per ringraziarlo”. “Le radici della Napoli di oggi – prosegue Patierno – sono lì al 100%. Quando ho letto quel libro ho capito che la nostra storia e la nostra identità sono profondamente radicate in quel racconto. È la migliore delle guide per fare un viaggio nella città, anche per noi napoletani”.
Prodotto da Dazzle Communication con Rai Cinema, in associazione con Istituto Luce Cinecittà, venduto all’estero da True Colors, Naples ’44 andrà in onda a gennaio su Sky Cinema e poi sui canali Rai.
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