Ore 14, lezione di Nanni. Ecco il prof Moretti – cartella di cuoio e blocco di appunti – che trasforma il cortese invito del Festival di Cannes a tornare protagonista dopo la Palma d’oro con una “Leçon de cinéma” in autoritratto tra l’ironico e il megalomane. Senza troppa politica ma con bordatine a Berlusconi o Bossi. Alla consolle c’è Angelo Barbagallo, filmati e video anche inediti scorrono sullo schermo commentati in diretta, mentre il critico francese Jean Gili tace e acconsente. Moretti scrive su di sé una voce dell’enciclopedia, è uomo di cinema globale: esercente, produttore, regista, attore, critico, giurato, organizzatore di festival… ma anche pallanuotista, simpatico genitore, commentatore politico bravo a trovare il pelo nell’uovo. La lezione si dilata fino al limite massimo. Poi lui scompare, come risucchiato dalle quinte della Sala Buñuel.
Nanni esercente Per riscaldare la platea, del resto molto partecipe, si parte con un cortometraggio autoreferenziale – La sera della prima di “Close up” – che non è una novità per gli italiani ma che molti stranieri non conoscono. E’ la giornata tipo di Nanni gestore del Nuovo Sacher: demoralizzante il confronto con gli incassi del Re Leone, “ma non sono entrato in affari per fare soldi”.
Nanni giurato Quattro filmini inediti: Nanni giurato a Torino (1989), Locarno (1990), Cannes (1997), Venezia (2001). “Intorno al lavoro del giurato circolano tante mitologie, per esempio che il presidente abbia due voti”, premette Moretti. E tira fuori le immagini di interminabili pranzi al ristorante. Ha una parola buona per tutti: “Se Sokurov si ama, Paul Auster si adora…”. Rivela i retroscena del Leone d’oro a Mira Nair: “cinque voti per lei, gruppo capitanato da Amitav Ghosh, contro i due per Babak Payami”. Riserva una battuta al cambio di direzione della Mostra: “Vedete questa scultura della Biennale, lì dentro c’era nascosta una persona, De Hadeln, gli hanno dato il via libera poche settimane fa”.
Nanni produttore I miei primi film li hanno prodotti gli altri ma mi hanno lasciato piena libertà. Quindi ho fondato la Sacher, con Barbagallo, perché volevo scoprire altri registi e ho avuto ragione. Mazzacurati, Luchetti e Calopresti, che hanno iniziato con me, sono molto considerati in Italia. Inconsapevolmente avevo anche il desiderio di lavorare in modo diverso, poter accumulare materiali senza sapere cosa farne: così sono nati Palombella rossa, Caro diario, Aprile. Spesso giro cose che poi non uso. Ci fa vedere un corto del ’91 in cui un gruppo di ex extraparlamentari si ritrovano sullo scompartimento di un treno e litigano come se fossero passati venti minuti e non vent’anni dai tempi di Potere operaio o dei trotzkisti: “Faceva schifo e non l’ho mai utilizzato”. Seguono una seduta di chemioterapia (Caro diario), un discorso di Bossi in Parlamento, il corteo del 25 Aprile del ’94 (Aprile), il suo ultimo campionato di pallanuoto (Palombella rossa). Tutto fa brodo.
Nanni attore Capitolo interminabile. Si parte dall’ottobre ’72. “Finito il liceo, un amico mi chiese che volevo fare nella vita. Io risposi ‘il cinema’. E lui: ‘sì, ma cosa? L’attore? Il regista?’ E io: ‘tutte e due le cose’. Davo un’impressione di velleitarismo e confusione ma lo pensavo veramente. Infatti. Padre e padrone dei Taviani, Il portaborse, La seconda volta, le mille trasformazioni di Michele Apicella – “che avrei potuto fare solo io”. Sfiorò Michalkov che lo voleva in Oci ciornie e anche Kieslowski. “Dovevo partecipare a La doppia vita di Veronica, ma fu allora che cominciai ad avere i sintomi di quello che si sarebbe rivelato un tumore”.
Nanni perfezionista Stoccate qua e là. Per la Rai (che non volle finanziare Il portaborse), per Retequattro, che interruppe un omaggio a La dolce vita di Fellini con 40 minuti e 52 secondi di spot. Nanni, il perfezionista, li cita tutti. Spot dopo spot.
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