CANNES – Difficilmente sposterà gli equilibri del palmarès, a meno che non salti fuori un premio a Matthew McConaughey, uno degli attori prezzemolo di questo festival, appena visto in The Paperboy e molto bravo anche in Mud, che ha chiuso il concorso. Ispirato all’universo di Mark Twain e in particolare Huckleberry Finn, il terzo film del 33enne Jeff Daniels – giovane autore apprezzato anche da Scorsese – è una tipica storia di formazione ambientata nei magnifici paesaggi del Mississippi, in un Sud in via di sparizione, dove la vita è semplice e i sentimenti estremi. Protagonisti due ragazzi di 14 anni: Ellis (Tye Sheridan, che in The Tree of Life era Sean Penn da piccolo) e Neckbone (l’esordiente Jacob Lofland). Amici inseparabili, il primo soffre per la crisi coniugale dei suoi genitori ed è invaghito di una ragazzina un po’ più grande di lui che prima lo vuole e poi lo rifiuta, il secondo è un po’ selvaggio, allevato dallo zio che fa il pescatore di ostriche, senza genitori. Ellis vive in una house boat e dà una mano a sbarcare il lunario, dedicando il tempo libero ad avventure lungo il magico fiume che oggi sembrano negate alla maggior parte degli adolescenti, costretti in una vita metropolitana dai ritmi scanditi e dalle occupazioni banali.
Un giorno, su un isolotto in mezzo al fiume, i due amici scoprono una barca arenata in cima agli alberi, rifugio di un fuggitivo (appunto McConaughey), che all’inizio chiede loro di aiutarlo a rimediare del cibo e quindi comincia a raccontare la sua storia. In particolare Ellis è affascinato dal suo amore per Juniper (Reese Whiterspoon), una donna che però lo ha sempre tradito e, come scopriremo, l’ha anche messo nei guai. Infatti c’è una banda di delinquenti che lo cerca.
“Tutto è visto attraverso gli occhi di Ellis, un ragazzo che ha bisogno di comprendere cosa è l’amore e di capire che, quando si ama, è giusto andare avanti comunque, anche se si soffre”, commenta il regista. Apprezzato per il precedente Take Shelter, vincitore del Grand Prix alla Semaine de la critique di Cannes, Nichols in Mud – che vuol dire melma ma è anche il nome del protagonista – ammette francamente di aver saccheggiato Mark Twain: “Se bisogna rubare a qualcuno, meglio rubare ai grandi”, dice. Ma nel film ci sono evidenti echi, oltre che della letteratura americana classica, anche del cinema di Terrence Malick, specie per la visione della natura. “La rabbia giovane è per me uno dei cinque film di sempre più vicini alla perfezione”, spiega Nichols. Che cita anche Butch Cassidy e Billy the Kid di George Roy Hill tra i suoi preferiti. Mentre la presenza di Sam Shepard, nel ruolo di un vecchio misterioso che è l’unico amico di Mud, e forse qualcosa di più, rappresenta un ulteriore omaggio a un cospicuo pezzo di storia del cinema americano. Per il texano Matthew McConaughey – era il cattivo di Killer Joe – invece il film è un ritorno all’infanzia e all’amato Sud, mentre Reese Witherspoon racconta di essere cresciuta in riva a un fiume insieme a suo fratello, andando a pesca e guidando una barca a motore.
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