‘Mr. Morfina’: l’action “senza dolori” con Jack Quaid

Dal 27 marzo in sala l'adrenalinico thriller basato su un uomo incapace di sentire dolore


Nate (Jack Quaid) è un uomo qualunque con un dono straordinario: non sente dolore. Da quando è nato, tagli, lividi e fratture non hanno mai rappresentato un problema per lui. Ma ciò che agli altri sembra un superpotere, per Nate è sempre stato un limite: senza il dolore a guidarlo, ha faticato a comprendere i suoi limiti e a connettersi davvero con gli altri.

Tutto cambia quando la donna che ama, Sarah (Amber Midthunder), scompare in circostanze misteriose. La polizia si dimostra inefficace, e Nate si ritrova da solo a seguire le tracce del rapitore. È allora che il suo dono si trasforma nella sua arma più letale.

Dal 27 marzo in sala Mr. Morfina (Novocaine), adrenalinico thriller Paramount in collaborazione con Infrared Pictures, diretto da Dan Berk & Robert Olsen. Il film è una produzione congiunta di Safehouse Pictures e Circle Management + Production, che promette di tenere gli spettatori con il fiato sospeso.

Scritto da Lars Jacobson, il film vanta un cast di talento, in cui, oltre a Quaid e Midthunder, troviamo Ray Nicholson, Betty Gabriel, Matt Walsh, Lou Beatty Jr., Van Hengst, Conrad Kemp e Jacob Batalon.

Tra i produttori esecutivi figurano Paul Barbeau, Glen Basner, Josh Adler, Lars Jacobson e Alison Cohen, mentre la produzione è affidata a Drew Simon, Tory Tunnell, Joby Harold, Sam Speiser, Matt Schwartz e Julian Rosenberg.

Distribuisce Eagle Pictures.

I registi iocano con il concetto alla base del film come se fosse un esperimento di cinema d’azione: se il protagonista non può provare dolore, allora tutto è concesso. E così Nate si trova ad affrontare ogni tipo di pericolo senza mai fermarsi, utilizzando il proprio corpo in modi assurdi e spesso grotteschi. Il film è pieno di momenti che sfidano ogni logica, come usare un osso spezzato per pugnalare un nemico o trasformare frammenti di vetro in un’arma da mischia.

L’azione è frenetica, il sangue scorre a fiumi e il tutto è accompagnato da un’ironia dissacrante che rende il film più vicino a un fumetto ultra-violento che a un classico thriller d’azione. Il tono ricorda opere come Crank o John Wick, o se vogliamo, The Boys, serie con qui Quaid si è fatto le ossa nell’action supereroistico, ma con un approccio più spensierato e surreale.

Lui, con il suo carisma da ragazzo qualunque, è perfetto nel ruolo di Nate. A differenza dei classici eroi d’azione muscolari e invincibili, Quaid gioca su una performance più sottile: il suo Nate è un uomo che non ha mai veramente vissuto la vita a causa della sua condizione, e il suo viaggio non è solo fisico, ma anche emotivo. Ci sono momenti in cui cerca disperatamente di sembrare normale, simulando reazioni al dolore che non prova, dando alla sua interpretazione un tocco quasi comico.

Negli ultimi anni abbiamo vissuto un’autentica escalation di quelli che potremmo definire ‘high concept action’: come se il genere, costretto a confrontarsi con il cinema di supereroi, fosse stato costretto a reinventarsi trovando idee sempre più originali: non basta più un semplice esperto di combattimenti come Rambo. Pensiamo a Guns Akimbo, dove Daniel Radcliffe si ritrova con due pistole impiantate chirurgicamente nelle mani, a Edge of Tomorrow, con Tom Cruise costretto a rivivere costantemente gli stessi eventi (e a morire, come in un videogioco) fino a trovare la soluzione, alla pillola che potenzia Bradley Cooper in Limitless, allo stesso Crank, dove Jason Statham deve mantenere alto il livello di adrenalina per non morire d’infarto, o al contrari, a Mine, di Guaglione & Resinaro, dove un potenziale supersoldato come Armie Hammer è costretto a restare immobile per aver messo il piede su una “mina di Schroedinger”, che potrebbe esplodere da un momento all’altro.

Ma, sebbene il film parta con un’idea originale, verso la fine tende a ricadere nei cliché del genere, trasformando Nate in un eroe quasi invulnerabile che ricorda i classici protagonisti hollywoodiani. Se nelle prime fasi il suo viaggio è quello di un uomo qualunque catapultato in una situazione estrema, col passare dei minuti diventa sempre più simile a un supereroe senza mantello, perdendo parte del suo fascino iniziale e adeguandosi ai tempi.

Tuttavia, non si fa gli schizzinosi di fronte a un’ora e mezza di pura, ininterrotta adrenalina, con scene d’azione esagerate e un protagonista insolito. Non è un film perfetto e sicuramente non è per tutti, ma chi apprezza il genere action-violence con una spruzzata di humor nero troverà in questa pellicola un’esperienza coinvolgente e senza freni.

“Le regole erano davvero importanti da stabilire –  dicono i registi in un’intervista a ‘ScreenAnarchy’ – Nate è vulnerabile quanto una persona normale. È un essere umano, non un supereroe. Può essere ucciso. Può essere messo al tappeto.

In realtà, nella prima bozza della sceneggiatura che abbiamo ricevuto, c’erano molti più colpi alla testa. Un sacco di colpi di pistola in faccia, calci di fucile piantati nelle tempie, la testa che sbatteva su banconi e superfici varie. Eppure, lui non veniva mai messo fuori combattimento.

Ci è sembrato un po’ come volare troppo vicino al sole. Avremmo rischiato qualche occhiata scettica da parte del pubblico. È giusto spingere certe cose fino a un certo punto, ma non si può esagerare al punto da rendere il film talmente incredibile da far perdere il senso del pericolo.

Abbiamo lavorato con il nostro coordinatore degli stunt per rivedere ogni colpo e assicurarci che, all’interno delle regole che ci siamo dati, fosse credibile che Nate potesse ancora stare in piedi. Abbiamo aggiunto alcune scene in cui si rattoppa. Ad esempio, nel negozio di ferramenta si toglie un proiettile dal braccio e si fascia la mano che era stata ustionata. Più avanti, Roscoe (Jacob Batalon) lo aiuta a medicare una ferita da freccia.

Abbiamo cercato di mantenere il tutto il più realistico possibile. L’obiettivo era far arrivare Nate alla fine del film praticamente in fin di vita. Dovevamo tracciare con cura il suo progressivo deterioramento.

Molto importante anche la definizione del tono del film. Concludono i due: “Quando abbiamo messo le mani sulla sceneggiatura per la prima volta, non c’era praticamente nessuna componente comica. Era un film d’azione molto lineare, diretto e senza sfumature.

Abbiamo subito identificato un concetto di base molto accattivante e commerciale: un personaggio che non sente dolore e non sa combattere, ma che improvvisamente si ritrova catapultato in un film d’azione. Quando ci siamo incontrati con i produttori, il nostro intero pitch si è basato proprio su questo: lasciateci fare un restyling del tono e trasformarlo in un action comedy.

Se vogliamo entrare nel dettaglio, abbiamo praticamente proposto una seconda metà del film completamente diversa. L’inseguimento in ambulanza, le scene nel cantiere navale… nulla di tutto questo era presente nella sceneggiatura originale. Lars Jacobson aveva tracciato un concept brillante e noi sapevamo che, se ci fosse stata data la libertà di svilupparlo a modo nostro e imprimergli il nostro stile, avremmo potuto creare qualcosa di davvero speciale”.

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17 Marzo 2025

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