La foto è stata scattata nel 1941, in piena guerra, e mostra quel che resta di un edificio dopo un bombardamento: soltanto un muro crepato con la targa della via intitolata a Benito Mussolini. Un’immagine emblematica, proveniente dall’Archivio Luce, all’epoca bloccata dalla censura fascista (fondo “Reparto guerra riservati”), come altre, proibite e non, che compongono la mostra “War Is Over! L’Italia della Liberazione nelle immagini dei U.S. Signal Corps e dell’Istituto Luce, 1943-1946”, ospitata dal 26 settembre al 10 gennaio al Museo di Roma Palazzo Braschi (aperta da martedì a domenica, ore10/19.00).
Come recita il titolo, accanto agli scatti in bianco e nero dell’Archivio storico Luce, vi sono quelli a colori dei Signal Corps, il servizio di comunicazioni al seguito delle truppe statunitensi, conservati presso la National Archives and Records Administration di Washington.
Le circa 140 fotografie esposte, anche inedite, e i filmati d’epoca – compresi nel periodo tra il luglio del 1943 (lo sbarco degli Alleati in Sicilia) e il 1946 – ci raccontano la guerra e la Liberazione dell’Italia attraverso i suoi protagonisti, italiani e americani, e mettono a confronto, due differenti punti di vista.
In bianco e nero il soldato, censurato, nella trincea africana, con le foto delle dive sulle pareti, o il ragazzino, anche lui censurato, estratto dalle macerie di un edificio appena bombardato. A colori le donne che lavano i panni nella fontana di Trevi nella Roma liberata o Marlene Dietrich che, seduta su un pianoforte, intrattiene i soldati americani feriti sul fronte italiano.
Il percorso espositivo è articolato in 10 sezioni tematiche i cui titoli richiamano le immagini selezionate con grande cura: Due diversi sguardi, La guerra non è come un film, Vincitori e vinti, Il “Bel Paese”, Volti di guerra, Il dolore, Amore e guerra, Consolazioni e divertimenti, La resa dei conti, Rinascere.
A corredo della mostra tre postazioni video (regia di Roland Sejko) mostrano il coinvolgimento di grandi registi di Hollywood come John Ford, John Huston, William Wyler, Frank Capra e George Stevens – integrati nei Signal Corps – nella guerra mondiale e la gioia degli innumerevoli momenti della Liberazione italiana.
“In questa mostra mettiamo a confronto due diversi sguardi sulla Liberazione in Italia, che non intendiamo raccontare come un episodio, ma come un processo – spiegano i curatori Gabriele D’Autilia e Enrico Menduni – La mostra non ha voluto utilizzare le fotografie come il supporto visuale di un percorso storiografico già scritto, bensì valorizzare la diversità dei due punti di vista e le loro connessioni con lo sfondo culturale dei due paesi e con il loro immaginario, in quegli anni particolarmente influenzato dal cinema”.
Per l’assessore alla Cultura e allo Sport di Roma, Giovanna Marinelli, la mostra oltre a testimoniare l’importanza della memoria, è la conferma dell’apertura di Luce Cinecittà verso la città e le sue istituzioni, “siete uno scrigno di tesori che impariamo a conoscere”. Il presidente e AD Roberto Cicutto sottolinea “l’impegno da tempo assunto a far conoscere e diffondere il ricco ed eclettico patrimonio audiovisivo dell’Archivio Luce” e che troverà prossimamente un ulteriore sviluppo nel futuro Museo del cinema e dell’audiovisivo, presso gli studios di via Tuscolana, e nel Teatro dei Dioscuri, nei pressi del Quirinale.
Il sovrintendente Capitolino ai Beni Culturali Claudio Parisi Presicce ha ricordato che la mostra “War Is Over!” ha trovato come sua naturale sede il Museo di Roma, che conserva l’archivio fotografico della Capitale, dal 1845 alla metà del Novecento, composto di 27mila positivi e 54mila negativi. All’inaugurazione della mostra era presente anche il rettore dell’Università Roma Tre, Mario Panizza, che ha dato il patrocinio.
La mostra è promossa dall’Assessorato alla Cultura e allo Sport di Roma-Sovrintendenza Capitolina ai Beni Culturali, dal MIBACT e Istituto Luce Cinecittà con il patrocinio dell’Ambasciata degli Stati Uniti d’America in Italia e dell’ Università degli Studi Roma Tre. L’organizzazione di Zètema Progetto Cultura. Il catalogo è pubblicato da Contrasto.
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