Lo scrittore cileno Luis Sepúlveda è morto all’età di 71 anni a causa del coronavirus nell’ospedale universitario di Oviedo, in Spagna, dove era ricoverato da settimane. Nato a Ovalle il 4 ottobre 1949 è stato scrittore, giornalista, sceneggiatore, regista e attivista. Lasciò il suo Paese al termine di un’intensa stagione di attività politica, conclusasi con l’incarcerazione da parte del regime di Pinochet. Dopo aver viaggiato a lungo in America Latina e nel resto del mondo, anche con gli equipaggi di Greenpeace, si è stabilito ad Amburgo, quindi a Parigi e infine in Spagna, nelle Asturie. Autore di libri di poesia, ‘radioromanzi’ e racconti – oltre allo spagnolo, sua lingua madre, parlava inglese, francese e italiano – ha conquistato la scena letteraria con il suo primo romanzo, Il vecchio che leggeva romanzi d’amore, apparso per la prima volta in Spagna nel 1989 e in Italia nel 1993.
Amatissimo dal suo pubblico, in particolare dai lettori italiani, ha pubblicato da allora numerosi altri romanzi, raccolte di racconti e libri di viaggio, tra i quali spicca Storia di una gabbianella e del gatto che le insegnò a volare divenuto uno splendido cartone animato di Enzo D’Alò (leggi il suo ricordo) con la sceneggiatura di Umberto Marino nel 1998 (La gabbianella e il gatto), un classico dell’animazione e il maggior incasso italiano in questo genere. E’ stato sceneggiatore de Il vecchio che leggeva romanzi d’amore di Rolf de Heer con Richard Dreyfuss, Hugo Weaving e Timothy Spall. Nacque come coproduzione italiana, nel 2002, la sua regia cinematografica con Nowhere, prodotto da Massimo Vigliar, che lo ricorda su Cinecittà News (vedi link) con cast internazionale notevole.
La gabbianella e il gatto era tornato in sala a vent’anni dall’uscita, nel 2019. Nel Natale del 1998, fu il cartone-rivelazione che ottenne uno straordinario successo di pubblico, incassando oltre 20 miliardi delle vecchie lire. Il film racconta di Kengah, una gabbiana avvelenata da una macchia di petrolio nel Mare del Nord, che riesce ad affidare in punto di morte il proprio uovo al gatto Zorba (che ha la voce di Carlo Verdone), strappandogli tre promesse: di non mangiare l’uovo, di averne cura finché non si schiuderà e di insegnare a volare al nascituro. La gabbianella orfana viene battezzata Fortunata e si trova di fronte uno strano compito: quello di imparare a conoscersi e capire di non essere un gatto, prima di imparare a volare. Al fianco degli amici felini, Colonnello, Segretario, Diderot, il giovane Pallino e ovviamente Zorba, Fortunata si troverà a dovere fronteggiare il pericolo rappresentato dai ratti che aspettano l’occasione di prendere il potere e proclamare l’avvento del Grande Topo (voce di Antonio Albanese).
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