A Carlo Fuscagni, morto a Città di Castello a 89 anni, sono legate stagioni indimenticabili della tv e anche della produzione cinematografica. La sua vita professionale (a parte una parentesi di un anno a Mediaset), è stata in Rai, con incarichi di rilievo, che hanno contribuito alla crescita e alla modernizzazione del servizio pubblico radiotelevisivo. Nel 2004 è stato nominato presidente di Cinecittà Holding.
Fratello maggiore di Nino Fuscagni, attore e conduttore televisivo venuto a mancare nel 2018, Carlo Fuscagni dopo la laurea in Lettere presso l’università La Sapienza di Roma aveva intrapreso la carriera giornalistica entrando in Rai nel 1960 e lavorando al telegiornale, al settimanale Tv7, coordinando rubriche culturali e dirigendo alcuni varietà oltre a essere responsabile del settore cinema.
Nel 1979 è stato tra i “fondatori” della terza rete Rai diretta da Giuseppe Rossini. Nel 1980 passa a Canale 5 di Silvio Berlusconi, come direttore generale. Un anno dopo rientra in Rai: qui occupa il ruolo di assistente del direttore di Raiuno, poi vice direttore per due anni e infine direttore della rete per cinque anni, dal 1988 al 1993 anno in cui riceve il Premio Hystrio dedicato al Videoteatro. Successivamente è diventato presidente della Rai Corporation a New York e presidente della Sipra. Dal 1994 al 1995 è stato anche assistente dell’allora direttore generale della Rai Franco Iseppi e inoltre, dal 1995, coordinatore dei programmi Rai per il Giubileo 2000. Nel 2003 ha collaborato con la direzione relazioni esterne per le celebrazioni dei 50 anni della tv italiana. Fuori dell’attività professionale in Tv, ha ricoperto ruoli di rilievo in campo culturale. Dal 1º gennaio 2004 è entrato a far parte del consiglio d’amministrazione dell’AIP. Fuscagni è stato sempre legato a Città di Castello e all’Umbria. E’ stato presidente del Festival delle Nazioni, che ha promosso a livello internazionale. Da qualche anno era ospite nella struttura di residenza di San Francesco di Sales a Città di Castello.
Questo il commento di Carlo Freccero: “Dopo la morte di Angelo Guglielmi, con Fuscagni perdiamo in questo 2022 un altro grande dirigente della tv italiana. Lui e Guglielmi hanno fatto la storia della tv italiana. Sono due persone che mi hanno insegnato molto, sono la generazione dei grandi direttori di rete che ci hanno insegnato come si fa la televisione. Certo noi abbiamo fatto poi le nostre esperienze ma prima con Fuscagni ho studiato le basi essenziali: la programmazione verticale e quella orizzontale. Insomma va detto e ricordato, come mi pare pochi abbiano fatto, che nel 2023 sono morti due grandi della tv pubblica a cui, personalmente, ho anche voluto molto bene”. Spiega ancora Freccero: ”La cosa curiosa è che io Fuscagni l’ho conosciuto nella sua breve pausa alla tv commerciale, una breve stagione perché poi lui che era uomo della tv pubblica tornò in Rai. Eppure a me, che avevo avuto offerte per spostarmi a Viale Mazzini, disse di rimanere nella tv commerciale”. Di cosa si occupava Carlo Freccero in quel momento? ”E’ stato il battesimo della programmazione Fininvest. Io facevo la programmazione cinema ed avevo analizzato il catalogo Titanus per l’acquisizione, mi occupavo del cinema di Canale 5 e Canale 10. Ma allora la Rai era un’altra cosa, perché non era divisa per generi ma per visioni della società, aveva una vocazione sociale, ogni rete rappresentava un punto di vista importante”.
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