E’ morto all’età di 95 anni Alberto Grimaldi, storico produttore dei film di Sergio Leone e delle pellicole scandalo come Ultimo tango a Parigi di Bernardo Bertolucci e Salò o le 120 giornate di Sodoma di Pier Paolo Pasolini. La notizia della sua scomparsa è stata data a ‘Variety’ dal figlio Maurizio, il quale ha chiarito che il padre è morto per cause naturali. Napoletano, classe 1925, dopo gli studi in giurisprudenza, Grimaldi ha fondato nel 1962 la società di produzione Pea con la quale ha prodotto il western spagnolo L’ombra di Zorro. Nel corso della sua quarantennale carriera, Grimaldi ha prodotto 80 pellicole tra le quali quasi tutte quelle di Pasolini, Satyricon, Casanova l’episodio Toby Dammit da Tre passi nel delirio e Ginger e Fred di Fellini e gli ‘spaghetti western’ di Sergio Leone. Gangs of New York di Martin Scorsese è stata la sua ultima produzione.
“E’ stato ordinato il sequestro di quasi tutti i miei film: Decameron, Casanova, Salò e le 120 giornate di Sodoma, Racconti di Canterbury, Cadaveri eccellenti. Ogni volta la stessa storia: sequestro per oscenità e assoluzione per l’esimente dell’opera d’arte. Solo con Ultimo tango non andò così”.
Intorno alla metà degli anni ’50 diventai avvocato di tutte le agenzie di distribuzione di film a Napoli. La ragione per cui cominciai ad occuparmi di produzione era perché i miei clienti, tutti distributori regionali, mi chiesero di acquistare per loro conto film italiani da suddividere tre le 11 regioni cinematografiche. Contattai alcuni produttori di film commerciali e comprai i diritti di 2-3 film. Io, fino a quel punto, ritenevo che i produttori di cinema fossero degli agnelli poi, quando scoprii che agnelli non erano, pensai che potevo fare meglio di loro. Fondai la Pea, Produzioni europee associate, nel 1962. Creai la società insieme a mia moglie, Maria Rosaria Bongiorno. Io quasi quasi mi vergognavo e comunque l’avevo fatto per darmi un hobby. Avevo iniziato la mia carriera da produttore pensando a prodotti europei. Mi ritrovai in seguito a preferire il rapporto finanziario con gli Stati Uniti perché in questo ultimo caso detenevo il controllo esclusivo del progetto. Sono sempre stato un ribelle: quando un autore mi propone temi come la libertà di pensiero e di parola, l’uguaglianza razziale, mi faccio sempre avanti. Cercai io Fellini. Era il 1967: ci incontrammo a casa sua, in un residence all’Eur. Quando rilevai da Dino De Laurentiis i diritti per Il viaggio di Mastorna qualcuno commentò: San Gennaro ha fatto il miracolo. Avevo un rapporto civile con De Laurentiis ma in tutta la mia vita l’avrò visto tre o quattro volte. Qualche tempo fa, l’ex direttore di ‘Variety’, Hank Werba, ha pubblicato un’indagine sugli incassi dei film italiani, da cui è emerso che i miei avevano incassato il doppio di quelli di De Laurentiis e Ponti messi insieme. Toby Dammit è l’unico film di Federico con cui ho guadagnato. Nacque su iniziativa di Les Films Marceau, società coproduttrice di Tre passi nel delirio. Parte della critica internazionale lo ritenne il miglior film di Fellini ma io non concordo con questa visione. Ultimo tango è il film al quale sono più legato perché mi ha dato molte lotte da combattere ed enormi soddisfazioni. Del set ricordo un solo giorno, un sabato. Ero nel mio ufficio all’Eur, il direttore di produzione Mario Di Biase mi chiama da Parigi per dirmi che le riprese sono finite; in quell’istante mi sentii disoccupato”.
Questo testo, coperto da copyright, costituisce un mini-estratto dell’intervista al produttore Alberto Grimaldi curata da Chiara Nano e pubblicata all’interno del volume “Capitani coraggiosi – produttori italiani 1945-1975” a cura di Stefano Della Casa, realizzato dalla Biennale di Venezia in collaborazione con la Scuola Nazionale di Cinema ed edito da Electa, in occasione della retrospettiva “L’idustria dei prototipi- omaggio ai produttori” del 2003.
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