“Insieme a milioni di persone a Roma e nel mondo diciamo addio con tristezza a Ennio Morricone. Alla sua famiglia e ai sui cari mandiamo un grande abbraccio”. Così in una nota congiunta Luca Bergamo, vicesindaco di Roma con delega alla Crescita culturale, ed Eleonora Guadagno, presidente della commissione Cultura di Roma Capitale. “Con genio e una creatività fuori dall’ordinario – aggiungono – Morricone ha commosso, fatto gioire e sognare, ha accompagnato, definito timori, paure, allegria e ogni sfumatura dei sentimenti regalando una straordinaria qualità alle storie che la sua musica ha contribuito a scrivere e raccontare sullo schermo. Diceva: ‘Nell’amore come nell’arte la costanza è tutto. Non so se esistano il colpo di fulmine, o l’intuizione soprannaturale. So che esistono la tenuta, la coerenza, la serietà, la durata’. Se la famiglia acconsentisse – concludono Bergamo e Guadagno – ci piacerebbe dedicare alla memoria di Morricone una sala all’interno dell’Auditorium Parco della Musica di Roma. Questa la prima di una serie di iniziative alle quali abbiamo iniziato immediatamente a lavorare per commemorare il genio che ci ha lasciato oggi”. E la sindaca Raggi rilancia: “Intitoliamo a lui tutto l’Auditorium”.
La Fondazione Cinema per Roma esprime profondo cordoglio per la scomparsa di Ennio Morricone. Il maestro ha accompagnato la Festa del Cinema di Roma fin dai suoi esordi, con la direzione di due indimenticabili concerti nel corso della prima e della seconda edizione, come protagonista all’inaugurazione della mostra dedicata a Sergio Leone nel 2009, al centro di uno straordinario incontro con il pubblico tenutosi all’Auditorium l’anno successivo, come presidente di giuria nel 2011 e in numerose altre occasioni. ”Ennio Morricone, la grandezza della semplicità in un genio musicale assoluto – ha detto Laura Delli Colli, presidente della Fondazione Cinema per Roma – Ci lascia una miniera di note che sono la colonna musicale di un cinema che continuerà, grazie alla sua musica, ad essere amato da intere generazioni. Grazie, Maestro”.
”Ennio Morricone è stato un genio della musica e un genio del cinema – ha aggiunto Antonio Monda, direttore artistico della Festa del Cinema – È inconcepibile vedere alcuni film senza apprezzare ed esaltarsi per la sua musica. Parliamo di film di grandissimi registi, il pantheon del cinema mondiale deve enormemente a Morricone. Ricordo alcuni elementi personali. Il primo riguarda la sua passione ma anche la sua grandissima competenza per gli scacchi, giustamente si vantava di aver pattato una volta con Boris Spassky, la seconda passione era quella per la Roma, era un tifoso di calcio accanito e anche spiritosissimo, la terza è per la città di Roma, è stato sempre romano, orgogliosamente romano, legato profondamente alle sue radici anche quando il successo straordinario lo ha portato in giro per il mondo”.
“Addio a Ennio Morricone, al più grande, all’opera di un musicista che ha attraversato tutto, la composizione sinfonica, la sperimentazione, l’assoluta novità, quella per cui ha riscritto e reinventato la musica per film, tra orchestrazione e uso strumentale della voce”, dichiara Piera Detassis, presidente e direttore artistico dell’Accademia del Cinema Italiano – Premi David di Donatello. “È rimasto nell’immaginario cinematografico di tutti noi grazie alle note scritte per il grandissimo Sergio Leone e poi per Giuseppe Tornatore, una lunga giovanissima carriera che l’ha fatto arrivare a Tarantino, suo grande fan, e all’Oscar per The Hateful Eight, dopo quello onorario. Il David l’ha molto premiato e ‘mai per un film di Sergio’, scherzava un po’ severo al nostro ultimo incontro, dove ha ricordato pubblicamente con affetto vero Gian Luigi Rondi. L’ultima statuetta da parte dell’Accademia gli è stata consegnata nel 2013 per La miglior offerta e nel palmarès c’è anche un David Speciale per il cinquantenario”.
“È difficile dire addio a un grande artista che con la sua musica ha segnato in maniera indelebile l’immaginario di intere generazioni e il cinema di tutto il mondo. La sua opera ci ha accompagnato negli anni, il suo lavoro al fianco dei più grandi maestri da Sergio Leone a Giuseppe Tornatore e Giuliano Montaldo, ha saputo affermarsi nel mondo per poi rinnovarsi ogni volta, e fino alla fine, attraversando i decenni, le frontiere e tutti i generi musicali. Ci mancherà la sua grande cultura, la complessità della sua opera e la semplicità della sua persona. Lascia un’immensa eredità e un grande insegnamento a noi e alle future generazioni”, afferma l’amministratore delegato di Rai Cinema, Paolo Del Brocco.
“E’ stato un grande compositore, immenso potente coltissimo, le sue musiche evocavano grandi spazi, inquadrature larghe per questo diventavano bellissimo cinema, erano note nostalgiche, malinconiche, epiche ma anche ironiche. Era un gigante”, dice all’ANSA Carlo Verdone. Il regista lo ha conosciuto bene: “Abbiamo fatto due film insieme e ci si riprometteva ogni volta di farne altri, anche recentemente. Con me è sempre stato affettuoso, io lo disturbavo il meno possibile sapendolo immerso nelle sue note, nel suo mondo musicale. Poi quando ci vedevamo diceva: ‘ma non lavoriamo ancora?’ E io rispondevo: ‘quando il produttore sente il tuo nome si spaventa’, scherzavo sul suo budget e lui rispondeva sempre ‘ma siamo amici'”.
Fu grazie a Sergio Leone, padre cinematografico di Verdone, che quest’ultimo fece il colpaccio. “Io un esordiente con la colonna sonora del maestro Morricone”, racconta. “Mentre finivo la preparazione di Un sacco bello, il mio primo film Leone mi disse ‘tutto pronto? La troupe è completa?’, ‘si risposi io’ ma lui insistendo disse ‘no, ecco cosa ti manca’ e mi portò a casa di Morricone, per poco non mi viene un infarto per l’emozione. Ma non finì lì: il maestro voleva saperne di più e così per due ore interpretai tutti i personaggi di Un sacco bello davanti ad Ennio che non era neppure troppo convinto, neanche li capiva benissimo ma Leone insistette. Poi fece delle musiche immense. Ancora oggi il fischio finale con il protagonista che se ne va è qualcosa di emozionante, struggente, una cifra immortale del film”.
Verdone parla di una grande generosità “è vero c’era di mezzo Sergio Leone e lui evidentemente si fidava ma io ero pur sempre un esordiente, al massimo mi aspettavo l’utilizzo di un pezzo del suo repertorio. Invece con quelle composizioni Ennio diede la grazia a quel film e anche a Bianco Rosso e Verdone, ancora oggi il tema del migrante, la musica al cimitero nella scena con sora Lella, sono musiche che restano nel mio cuore e non solo nel mio”.
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