MORITZ DE HADELN


Cita addirittura la Bibbia – “c’è un tempo per vivere e un tempo per morire” – Franco Bernabè. Pur di non rispondere alla fatidica domanda: sarà riconfermato De Hadeln? Il mandato scade il 31 dicembre e già si fanno ipotesi su un possibile successore. Eppure, nelle ultime ore, le quotazioni del direttore svizzero sono in risalita. Persino il consigliere Riva l’avrebbe lodato. “Resterò, se avrò la certezza che c’è la voglia di risolvere i tanti problemi organizzativi. Non sono qui per scaldare la sedia a qualcuno”, dice Moritz mentre il suo telefonino squilla sulle note dell’Internazionale.
Pausa pranzo al terzo piano del Casinò. De Hadeln, come prima di lui Barbera, incontra alcuni giornalisti per un bilancio (quasi) finale. Il presidente lo raggiunge per un saluto e poi si ferma a mangiare. L’argomento del giorno è il famoso film sull’11 settembre, che ha lacerato il festival suscitando reazioni viscerali, fortissime. “Si può non essere d’accordo, ma un evento così una Mostra del cinema non se lo lascia scappare. E poi la libertà d’espressione è il fondamento della democrazia, su questo non si discute”. Cita un altro caso, il Ken Park di Larry Clark. Potrà scandalizzare ma anche quello è un evento mediatico.
Indispensabile. Pare che la stampa straniera sia in calo, a causa dei costi elevati del Lido. Ma anche della concorrenza diretta di Deauville e Toronto: “inevitabile che le star americane facciano il tour dei tre festival”. In crescita, invece, il pubblico pagante, con un 12% in più.
La gaffe del cerimoniale, con le autorità locali declassate, pare sia l’unica cosa che l’ha fatto davvero arrabbiare. E smentisce: “E’ falso il coinvolgimento di mia moglie Erika, che si è occupata dell’accoglienza dei team dei film, non degli inviti delle autorità”.
Si dice fuori dai giochi politici, “anche Urbani mi chiese una Mostra pluralista”. Però ammette: “dietro un festival come questo ci sono aspetti di politica, organizzazione e politica culturale rilevanti”. Per questo non vede di buon occhio un critico puro sulla poltrona del direttore. Tra i film che resteranno di questa edizione cita Dolls e Magdalene, mentre conferma il bilancio positivo sugli italiani. Infine esclude di voler influenzare la giuria. Anche se rivela: “Gina Lollobrigida, a Berlino, mi accusò di aver fatto vincere un film tedesco al posto di Nanni Moretti. Tutto falso”.

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06 Settembre 2002

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