Morandi cattivo, non più bravo ragazzo


“Fausto è un cantante cinico e egoista, che non ha scrupoli pur di essere di nuovo sul palcoscenico dopo una lunga assenza. Mi intrigava la sfida, cioè interpretare un personaggio diverso, inatteso e dare così un colpo allo spettatore”. Dopo circa 40 anni di assenza, a parte alcuni camei e apparizioni in miniserie televisive, Gianni Morandi torna al cinema con I padroni di casa, firmato da Edoardo Gabbriellini e interpretato da Elio Germano, Valerio Mastandrea e Valeria Bruni Tedeschi, in uscita con Good Films il 4 ottobre con 150 copie.

 

Morandi è un cantante di grande successo che si è ritirato dalle scene e vive in un tranquillo paese dell’Appennino, dopo che la moglie si è ammalata gravemente. I preparativi di un suo concerto, dopo anni di silenzio, si incrociano con l’arrivo da Roma di due fratelli piastrellisti chiamati per eseguire dei lavori nella sua villa. Cosimo è il fratello maggiore fragile, segnato da vicende di tossicodipendenza; Elia è il fratello minore deciso e ambizioso. In mezzo a loro un paese chiuso in se stesso e diffidente, ostile verso i nuovi arrivati. Un terreno fertile perché quelle tensioni latenti e irrisolte tra ‘stranieri’ e ‘padroni di casa’ scoppino all’improvviso con conseguenze irreparabili.

 

“Il mio film non è un thriller, comincia come una commedia umana e termina con quella parte di tragedia che è presente nella commedia”, spiega Gabbriellini, al suo secondo lungometraggio. Mastandrea, che è anche tra gli sceneggiatori, ricorda che il progetto nasce nel 2006 da un storia letta, quando era impegnato sul set di Non pensarci.
E la scelta di coinvolgere Morandi? “Scrivendo il personaggio del cantante mi è venuto naturale pensare a Gianni. Quando l’ho cercato, ci ha invitato a mangiare sui colli bolognesi e mi ha domandato: ‘Se fossimo negli Stati Uniti a quale cantante chiederesti di partecipare al tuo film?’. E subito ho risposto ‘Bob Dylan'”. racconta Gabbriellini.

L’AD di Rai Cinema Paolo Del Brocco ricostruisce il primo caotico contatto con l’artista al tempo del festival di Sanremo 2011, quando l’ultimo giorno, al termine della serata conclusiva, salì sul palco e avvicinò Morandi parlandogli del progetto tra la confusione generale. E il cantante, nonostante la stanchezza, senza esitazione disse: ‘Allora il film si fa’.
Una parentesi, un ritorno al cinema? “Vorrei che il film aprisse qualcosa di nuovo, certo oggi ho la faccia più segnata di quando ero il protagonista di Le castagne sono buone di Germi”, aggiunge Morandi. E a chi gli chiede se ritrova qualcosa di sé nel personaggio, dice di aver vissuto all’inizio degli anni ’70 una crisi vera, durata un decennio. “Il mio personaggio vuole assolutamente ritornare sul palco, non pensa altro e forse qualcosa di ciò è dentro ogni artista”.

 

Nel film, in concorso all’ultimo Festival di Locarno, emerge tragicamente il lato B, la zona d’ombra che c’è in ognuno di noi, aggiunge il regista. E la violenza per Germano nasce da un cortocircuito interiore, “tra l’indole animale che ognuno si porta dentro e l’immagine esterna di sé che ciascuno si costruisce”. Ma il film è anche il ritratto di un’Italia imbarbarita: i due fratelli sono degli ‘stranieri’ che vanno a spezzare un equilibrio già labile e precario di una piccola comunità.

“L’intolleranza e il cinismo qui rappresentati sono lo specchio di quello che oggi viviamo dove basta poco per scatenare la violenza”, conclude il popolare artista. Così Fausto, il cantante senza scrupoli, ci mostra un Morandi inedito, non più il ‘bravo ragazzo’ di un tempo ma cattivo. Un po’ simile, scherzano i compagni della sua avventura cinematografica, a quel ‘Morandi carogna’, imitato da Fiorello, che con il fuoristrada è pronto a investire la vecchietta sulle strisce.

autore
27 Settembre 2012

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