LIONE – Sabato 8 ottobre si è inaugurata a Lione l’ottava edizione del Lumière Grand Lyon Film Festival. In programma 180 film classici, sia restauri digitali nuovi fiammanti che copie d’epoca a 35mm, proiettati nell’arco di nove giorni in ben 39 sale dei 24 comuni che formano la “Métropole de Lyon”. Bertrand Tavernier e Thierry Frémaux, rispettivamente presidente e direttore dell’Institut Lumière, hanno aperto la rassegna di fronte a 6000 spettatori nella Hall Tony Garnier. Trionfale l’ingresso sul tapis rouge dell’ilare sindaco Gérard Collombe, il quale svela al microfono coram populo: “Il segreto del mio successo? Entrare in sala a braccetto con Monica Bellucci!”. La star italiana è salita sul palcoscenico in mezzo a un parterre de rois del cinema francese, da Lambert Wilson a Agnés Varda, Jean Pierre Jeunet, Gérard Noé, Dominique Blanc, Claude Lelouch, Jean-Loup Dabadie, Bruno Coulais, ecc. Oltre all’applauditissimo regista americano Quentin Tarantino, Prix Lumière 2013, che ha lungamente introdotto una copia vintage dell’amato western Butch Cassidy (1970) di George Roy Hill. Dopo essere stato assegnato a Clint Eastwood, Milos Forman, Gérard Depardieu, Ken Loach, Pedro Almodóvar, Martin Scorsese, il Prix Lumière 2016 va a Catherine Deneuve. La diva francese cura una rassegna dei suoi film favoriti.
Paolo Sorrentino, habitué di Cannes e di Lyon Lumière, introduce le prime due puntate di The Young Pope. Una personale di Antonio Pietrangeli, intitolata “L’inconnu italien”, propone tre capolavori restaurati da Luce Cinecittà e in distribuzione nelle sale transalpine grazie a Camélia Films, una compagnia specializzata nel rilancio di pellicole italiane: Il sole negli occhi (1953), Fantasmi a Roma (1961), Io la conoscevo bene (1965). Alberto Barbera, in veste di ex direttore del Museo del Cinema di Torino, assieme a Gian Luca Farinelli, direttore della Cineteca di Bologna, introducono il proprio restauro di Break-up. L’uomo dei cinque palloni (1965) di Marco Ferreri; la ricostruzione filologica del gioiello, smembrato all’epoca dai produttori, è stata premiata dalla giuria di Venezia Classics 2016. La Cineteca di Bologna e la Augustus Color di Roma sono due tra i numerosi archivi, laboratori, compagnie internazionali che partecipano al Marché du Film Classique; una fiera organizzata a latere del Festival per accogliere i professionisti di questo settore industriale in fortissima espansione.
Nella sezione lionese dedicata ai documentari sulla storia del cinema, Mimmo Verdesca propone in anteprima Sciuscià 70 (2016), una rivisitazione del capolavoro neorealista di Vittorio De Sica settant’anni dopo, realizzata con la complicità del cantaliciano Rinaldo Smordoni che aveva interpretato il ruolo dello sciuscià. C’eravamo tanto amati (1974) di Ettore Scola figura tra le “Grandes Projections” – pellicole sempreverdi d’imminente distribuzione in sala in versione digitale -, in buona compagnia con Il padrino, Tutti insieme appassionatamente, Lawrence d’Arabia. Il classico di Scola è stato introdotto dall’attrice belga Virginie Efira che lo considera il suo “film de chevet”. Last but not least, Agnés Varda, fotografa globe-trotter oltre che affermatissima cineasta, ha allestito nella galleria dell’Institut Lumière la mostra “Une Barrière ouverte” in cui espone una serie di scatti inediti in bianco e nero. Tra questi, tre ritratti memorabili di Federico Fellini, Giulietta Masina e Luchino Visconti anni ’60.
http://www.festival-lumiere.org/
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